I conti dell’Inps sono in profondo rosso e se l’istituto fosse un’azienda privata avrebbe già portato i libri in tribunale. A poco valgono le rassicurazioni dei vari esperti, perché i conti della gestione previdenziale degli italiani sono lì da vedere: per quest’anno la previsione di spesa è superiore di 2,5 miliardi rispetto al 2018 per un disavanzo di 6,8 miliardi di euro.
Il peso dei dipendenti pubblici
A pesare sui conti dell’Inps sono le gestioni dei dipendenti pubblici, quelle rilevate con l’assorbimento dell’ex Inpdap che si mangiano 9,6 miliardi di euro all’anno, la più grossa fetta dei fondi gestiti dall’Inps.
Pensione anticipata per oltre 6.000 statali
Dal primo agosto 2019 si è poi aperta la finestra per oltre 6.200 statali di andare in pensione con la quota 100. L’Inps stima una gestione di oltre 51.000 domande di pensionamento anticipato e una spesa onerosa per le sue casse. La fuga in massa di tutti i settori della pubblica amministrazione, dai comuni, alla scuola, ai ministeri, al parastato con conseguente rischio paralisi delle attività. A questa massa di domande se ne stanno aggiungendo altre 3.000 rinvenenti da pensioni di vecchiaia e già previste nel 2018 che però rischiano di sovraccaricare i flussi contabili dell’Inps.
Il disavanzo Inps ammonta a 9,6 miliardi
Insomma, un vero e proprio esodo di massa, quello di quota 100, che pare interessare più il pubblico impiego che il settore privato e che inevitabilmente avrà ripercussioni sulle finanze statali e quindi sulla gestione del fondo lavoratori pubblici, già in profondo rosso. Per tenere in equilibrio i conti, l’Inps dovrà lavorare in deficit per 9,6 miliardi nel 2019 e per oltre 10 nel 2020, pur attingendo dall’avanzo di gestione dei parasubordinati e altre gestioni temporanee.