La sottoscrizione dei fondi pensioni va a rilento in Italia. Benché col passare degli anni si renda sempre più necessario ricorrere alla previdenza integrativa, le adesioni faticano a prendere quota. E questo non è certo un buon segnale per le giovani generazioni.
La crescita delle adesioni è frenata da incertezza e mancanza di soldi. Carriere frammentate, stipendi che non riescono a tenere il passo dell’inflazione e precariato diffuso minano alla base l’industria dei fondi pensione.
Adesioni ai fondi pensione a rilento
Ne va ovviamente del futuro dei giovani lavoratori.
E va da sé che i più bisognosi di previdenza complementare non hanno sufficienti disponibilità a sottoscrivere fondi pensioni. Quindi un problema che colpisce più i giovani che i lavoratori in età adulta che, viceversa, hanno meno bisogno di integrare la pensione futura.
Del resto prima si aderisce ai fondi pensione maggiori benefici si ottengono, dal punto di vista sia del capitale accumulato sia della fiscalità. Ma i dati elaborati dalla Covip ci dicono che su 8,8 milioni di iscritti alla fine del 2021, solo il 17,8% ha meno di 35 anni. Mentre il 50,3% appartiene alla fascia di età centrale (35-54 anni) e il 31,9% ha almeno 55 anni.
Dal 2017 al 2021 la percentuale della classe più giovane ha registrato una crescita modesta (0,4 punti percentuali), mentre si è assistito a un progressivo spostamento dalle classi di età centrali a favore di quelle più anziane, pari a circa 6 punti percentuali. Ne deriva che l’età media degli iscritti negli ultimi 5 anni è aumentata da 45,9 a 47 anni.
Giovani più penalizzati
In Italia, a differenza che in altri Paesi Ue, l’adesione ai fondi pensioni resta quindi bassa. Nonostante i rendimenti siano buoni.
Come ci dicono i dati statistici Covip, la fascia di età più giovane, quella più a rischio pensioni insufficienti, fa registrare una partecipazione al sistema dei fondi pensione inferiore del 21% rispetto a quella della fascia immediatamente più anziana.
Le ragioni di questo paradosso potrebbero allora ricercarsi nella minor disponibilità economica in giovane età. Disponibilità considerata troppo modesta per immaginare di destinarne anche solo una piccola parte al risparmio previdenziale.