Non ci saranno le notti magiche, niente calche nelle piazze davanti ai maxi-schermi, niente fiumi di birra e tranci di pizza ai ristoranti. Gli Azzurri ai Mondiali in Qatar saranno assenti, come lo furono quattro anni fa in Russia. Un sentimento di depressione nazionale coglie il popolo italiano e in un momento in cui ci sarebbe da svagare e appigliarsi a qualche evento allegro. Un disastro sportivo senza precedenti, che distrugge l’immagine della nostra Nazionale, la quale cercava faticosamente di riemergere dal buio grazie alla vittoria inattesa agli Europei dello scorso anno.
Senza Azzurri saltano un po’ di conti
E il mancato approdo ai Mondiali in Qatar 2022 sarà un bel colpo per l’economia italiana, già in rallentamento di suo per le ragioni che conosciamo. Le perdite si avranno su diversi fronti. L’eliminazione degli Azzurri ad opera di una insignificante Macedonia del Nord ha già fatto piangere la RAI. Si era aggiudicata i diritti TV per trasmettere il torneo per la bellezza di circa 180 milioni di euro. Una cifra mostruosamente elevata alla luce di quanto accaduto. Senza i nostri 11 beniamini in campo, gli ascolti saranno verosimilmente assai più bassi. Per farvi un’idea del duro colpo accusato dal Viale Mazzini, nel 2018 Mediaset si aggiudicò i diritti senza l’Italia per un’ottantina di milioni. Questo sarebbe effettivamente il loro valore commerciale.
In pratica, i conti della RAI rischiano di sballare di circa 100 milioni. E non sappiamo se i Mondiali in Qatar, che stavolta si disputano quando da noi è inverno, avrebbero avuto effetti (e di che tipo) sugli ascolti indipendentemente dall’assenza degli Azzurri. La FIGC perde certamente 10,5 milioni di dollari; a tanto ammonta il premio offerto dalla FIFA dalle 32 squadre partecipanti. Per non parlare della svalutazione del marchio Azzurri, con diritti TV che perderanno ulteriormente di valore e sponsor in fuga o che rinegozieranno i contratti al ribasso in sede di rinnovo.
Perdite per l’economia italiana
Il prodotto Serie A complessivamente avrà ancora minore appeal, specie all’estero. I calciatori italiani non avranno la possibilità di esibire le loro prestazioni sul palcoscenico internazionale e inevitabilmente ciò influenzerà le loro quotazioni. In più, i calciatori stranieri troveranno meno allettante venire a giocare in Italia, anche perché i nostri club non portano a casa una coppa europea ormai da 12 anni. Questo porterà a un ulteriore ridimensionamento dell’importanza del calcio italiano. I club dovranno o sborsare di più per convincere le migliori forze a giocare per loro o accontentarsi di quel che passa il convento in patria.
Per l’economia italiana, però, il disastro sarà ben maggiore. Verrà meno tutto il movimento legato all’entertainment durante i Mondiali in Qatar. Locali, gadget, trasmissioni televisive, tutto sarà sottotono. E l’Italia mancherà da una delle più importanti vetrine di questi anni. L’emirato consentirà alle squadre partecipanti di mettersi in mostra e radicarsi in mercati ancora semi-vergini sul piano calcistico. Tutto il Made in Italy perde un’occasione storica per farsi notare da clienti nuovi e facoltosi. E’ come prendersi l’influenza nei giorni di una mostra in una metropoli all’estero, alla quale avremmo presentato la nostra attività. Unica nota (forse) positiva: la presa d’atto che una seria riforma del calcio non sia più rinviabile, pena il declino irreversibile. Non c’è da essere ottimisti, vista la qualità infima di chi gestisce il sistema italiano. Perlomeno, non avranno più scuse per continuare a calciare il barattolo.