Spread sotto 100 punti base dalla seduta di ieri. Non accadeva da oltre un mese. Da quando Mario Draghi è premier, i rendimenti italiani hanno stretto rispetto a quelli tedeschi di una ventina di punti. Il meglio c’è a metà febbraio, proprio quando l’ex governatore BCE prestava giuramento per entrare a Palazzo Chigi. Lo spread allora crollò sotto 90 punti.
Nella mattinata odierna, i rendimenti italiani a 10 anni sono dello 0,66%. Erano allo 0,77% meno di una decina di giorni fa. Eppure, c’è la concreta possibilità che continuino a scendere entro la fine dell’anno e che lo spread si abbassi ulteriormente.
Rendimenti italiani ed emissioni di debito pubblico
Le ripercussioni sui conti pubblici si starebbero notando già. Anziché un deficit all’11,8%, Franco spera che si scenda al 10% o anche appena al di sotto di tale soglia. Due punti in meno, che per le finanze statali significherebbe un minore indebitamento netto di circa 35 miliardi. A sua volta, questo significa che il Tesoro dovrà emettere molti meno BTp nei prossimi mesi. La riduzione degli acquisti con il PEPP da parte della BCE sarebbe più che assorbita.
E non è tutto. A luglio, il debito pubblico italiano è sì esploso di altri 30 miliardi al nuovo record storico di 2.725,9 miliardi, ma a causa dell’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. In sostanza, il governo si è messo al sicuro da possibili aumenti dei rendimenti italiani, facendo scorte di liquidità. Essa risulta di circa 78 miliardi più alta rispetto alla fine del 2020. Se il Tesoro impiegherà questa somma in eccesso da qui a dicembre, le emissioni nette si ridurrebbero ulteriormente.