L’ultimo rapporto mensile dell’ABI, relativo al mese di gennaio, ci consegna una fotografia dalla dubbia interpretazione circa l’andamento dell’economia italiana. Sui conti bancari risultavano custoditi 1.834 miliardi, oltre 25 in meno rispetto al mese di dicembre, pur in aumento di quasi 90 miliardi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un brusco calo dei risparmi si era registrato anche tra ottobre e novembre, quando quelli depositati in banca sono diminuiti di una ventina di miliardi a 1.814,3 miliardi.
Come interpretare tale segnale? Le variazioni mensili risentono di scadenze e abitudini di consumo.
Il dato ISTAT ci dice che l’inflazione di gennaio è stata del 4,8%, mai così alta dall’aprile del 1996. E questo è qualcosa di cui dobbiamo tenere conto nel commentare l’andamento dei risparmi. Essi sono il risultato della differenza tra redditi e consumi. I primi segnalano di rimanere stagnanti, mentre i prezzi al consumo lievitano, esplodendo per certi beni e servizi, come carburante, gas e luce. Poiché i consumi delle famiglie incidono per il 58-59% del PIL, essi si aggirano sugli oltre 1.000 miliardi all’anno. Ne consegue che un’inflazione al 5% stia incidendo per una cinquantina di miliardi, ovvero qualcosa come 4 miliardi al mese.
Risparmi e prestiti delle banche in calo
Il calo dei risparmi almeno in parte potremmo addebitarlo al maggiore costo della vita. Durante la pandemia, erano saliti di quasi 300 miliardi, risentendo delle chiusure, oltre che delle difficoltà economiche. Probabile anche, però, che l’allentamento delle restrizioni stia spronando a consumare di più, tra l’altro a viaggiare.
Fatto sta che nel complesso abbiamo banche che prestano meno denaro e famiglie che riducono i risparmi. Il combinato tra i due fenomeni ci spinge a ipotizzare che le difficoltà dell’economia starebbero aumentando, paradossalmente quando la pandemia sembra smontare le tende. L’inflazione divora i bilanci familiari, mentre le imprese trovano più difficile accedere al credito. Chissà che le banche non stiano temporeggiando nella speranza di erogare prestiti a tassi più alti nei prossimi mesi, dati i rendimenti in forte rialzo sul mercato. In effetti, i tassi medi praticati alla clientela risultavano stabili al 2,13% a gennaio, in calo dal 2,26% di un anno prima. Non a caso, i margini d’interesse si sono ridotti da 1,78% a 1,69% in dodici mesi. Insomma, i tassi sono ancora troppo bassi per le banche.