Ieri, il Tesoro ha raccolto 6,5 miliardi di euro attraverso l’emissione di BoT a 12 mesi, scadenza 12 maggio 2023 (ISIN: IT0005494502). La domanda è stata di 9,7 miliardi, pari a un rapporto di copertura di 1,5. Il rendimento lordo esitato è stato dello 0,121%, positivo per la prima volta dal giugno 2020 e in rialzo di 23 punti base (0,23%) dall’asta di aprile. Il prezzo di aggiudicazione è stato, infatti, leggermente sotto la pari, cioè di 99,878 centesimi. Il rialzo dei tassi sta oramai eliminando dalla circolazione i bond con rendimenti negativi.
Pensate che sul mercato secondario il BoT a 12 mesi offriva all’inizio dell’anno un rendimento del -0,5%, ai minimi storici. D’altra parte, non siamo neppure lontanamente vicini alla media storica. Dieci anni fa, tanto per fare un esempio, questa scadenza offriva ancora il 3,5%. Tralasciamo che il BoT a 6 mesi fu venduto in asta nel novembre 2011 al record del 6,4%. Segnò la fine del governo Berlusconi e conclamò la crisi del debito italiano.
Risultati asta BoT, pressione sui conti bancari
I risultati dell’asta BoT avranno un impatto crescente sui conti bancari, cioè sull’alternativa più immediata e “risk free” disponibile per i risparmiatori italiani. In tutti questi anni, le banche hanno potuto azzerare i loro tassi sui conti correnti e deposito, confidando nell’assenza di asset appetibili concorrenti di pari grado di rischio. Con i BoT negativi, le famiglie non hanno potuto spostare il loro denaro sul mercato sovrano, se non rimettendoci.
Adesso, il discorso inizia a cambiare. Se i BoT tornano a offrire rendimenti positivi, i risparmiatori inizieranno ad acquistarli a discapito della liquidità parcheggiata sui conti bancari. Per i prossimi mesi, difficile che ciò spinga le banche a offrire tassi d’interesse allettanti ai clienti, anche perché di liquidità ne posseggono ancora tanta.