I risultati di 2 anni di renzismo al governo, vediamo il confronto con Letta

Ecco i risultati economici di 2 anni di governo Renzi, dall'occupazione ai conti pubblici.
9 anni fa
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Sul lavoro qualche passo in avanti

Passiamo alla disoccupazione. Quando Renzi varcò la soglia di Palazzo Chigi, il tasso dei senza lavoro era al 13% e la disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attestava al 42,3%. In valore assoluto, erano alla ricerca di un posto di lavoro più di 3,3 milioni di persone, record dall’inizio delle serie storiche dal 1977. Gli occupati erano 22 milioni 216 mila, pari al 55,2% della forza lavoro potenziale. L’ultimo dato disponibile riguarda lo scorso mese di dicembre, quando il tasso di disoccupazione era pari all’11,4% (ai minimi da 3 anni) e tra i giovani al 37,9%.

In valore assoluto risultavano alla ricerca di un posto 2,9 milioni di persone. Il tasso di occupazione era del 56,4%, pari a 22.470 mila unità. Sul fronte del lavoro, quindi, si hanno i seguenti risultati: sotto Renzi, il tasso di disoccupazione è sceso dell’1,6% e il numero dei disoccupati è diminuito di 400.000 unità. Allo stesso tempo, inferiore è stata la crescita degli occupati, di appena 254 mila unità, segno che un buon 40% in meno di disoccupati sarebbe conseguenza dell’effetto scoraggiamento, ossia del fatto che in molti rinunciano a cercare attivamente un impiego, non confidando di poterlo trovare.

Conti pubblici non entusiasmanti

Conti pubblici: qui il confronto è meno immediato, perché andrebbe compiuto tra anni e non tra mesi. Il governo Letta entrò in carica nell’aprile del 2013 e svaligiò nel febbraio del 2014. Ebbe solo il tempo di approvare una legge di stabilità, quella dagli effetti ricadenti sul 2014. Tuttavia, riuscì a centrare l’obiettivo di restare sotto il tetto massimo di deficit al 3%, fermandosi al 2,9%. L’obiettivo per l’anno successivo era di scendere ulteriormente, ma il governo Renzi, appena insediatosi, annunciò un rinvio degli obiettivi e un certo uso della flessibilità accordataci da Bruxelles. Il 2014 si chiude così con un disavanzo fiscale del 3%, peggiorato di 1,6 miliardi rispetto all’anno prima, mentre il 2015 si dovrebbe essersi concluso con un deficit al 2,6%, nettamente al di sopra del 2,2% precedentemente concordato.

   

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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