Qualche miglioramento sui mercati
Il debito pubblico nel febbraio di 2 anni fa era di 2.107 miliardi, ma nel dicembre scorso risultava salito a 2.170 miliardi, registrando una crescita di 63 miliardi di euro. Ma il vero confronto andrebbe operato con il dicembre del 2013, perché l’indebitamento della Pubblica Amministrazione tende ad aumentare vertiginosamente nella prima parte dell’anno, per l’accumulo di scorte di liquidità da parte del Tesoro, salvo scendere parzialmente negli ultimi mesi dell’esercizio. Ebbene, Letta chiuse il 2013 con un debito di 2.067,5 miliardi, per cui la crescita subita sotto il successore sarebbe stata di 102,4 miliardi.
Si consideri che grazie alla BCE, nel 2015 si è registrato il più basso costo di rifinanziamento del debito, crollato allo 0,65% dall’1,35% del 2014 e dal 2,08% del 2013. Pressione fiscale: era al 44,3% nel 2013, mentre nel 2015 sarebbe scesa al 43,7%. E vediamo lo
spread BTp-Bund. Misura il premio al rischio desiderato dagli investitori per acquistare titoli del debito pubblico italiano rispetto a quelli tedeschi. Era a 180 punti base nel febbraio del 2014, oggi si attesta a 135 bp sulla scadenza decennale. Va detto, però, che nel frattempo sono intervenuti gli stimoli monetari della BCE, che hanno ristretto il divario tra i bond dell’Eurozona, facendone crollare i rendimenti ai minimi storici. Per questo, prendiamo un altro parametro come riferimento per valutare lo stato di fiducia del mercato verso il nostro debito sovrano, ovvero le
esposizioni degli investitori stranieri. Essi detenevano 652 miliardi di titoli italiani nel febbraio del 2014, mentre nel dicembre scorso ne possedevano per 719,8 miliardi: +67,8 miliardi. In termini percentuali, rispetto al debito quotato, si passa dal 36,8% al 38,5%. Infine, analizziamo l’andamento della borsa, che certamente non è legato solo e tanto al governo in carica, ma che potrebbe suggerirci qualcosa sul riscontro di un esecutivo presso gli investitori privati nazionali ed esteri. Da quando Renzi è in carica, Piazza Affari registra un -15%, anche se aveva chiuso il 2015 con un rialzo del 17,6%.
Sotto il governo Letta era cresciuta del 21%.