I social bond, cosa sono e come funzionano

Obbligazioni tradizionali di cui una parte viene destinata ad attività no profit, ma in Italia l'iniziativa è lasciata solo ad alcune banche. In Gran Bretagna e Stati Uniti le cose vanno diversamente e c'è più interesse
11 anni fa
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Cosa sono i social bond di cui spesso si sente parlare? Si tratta di obbligazioni tradizionali, di cui una parte viene destinata alle attività sociali sempre più in sofferenza in Italia dal punto di vista finanziario. Del resto anche il welfare, inevitabilmente, risente della crisi in atto. Le organizzazioni non-profit incontrano sempre più difficoltà nell’accedere a risorse utili per finanziare progetti a scopo sociale e se non fosse per iniziative bancarie private di cui il nostro paese può essere fiero, sarebbero già chiuse da tempo.

Uno degli istituti di credito più attivi nel campo dei social bond è banca UBI (28 bond lanciati finora), ma non mancano anche piccole emissioni obbligazionarie di Banca Etica e Banca Alpi Marittime che in passato hanno finanziato attività non profit rispettivamente con bond per 19 e 51 milioni di euro. Benché in Italia stia maturando gradualmente l’interesse per queste iniziative proposte dalle tre banche menzionate, è circoscritto al rapporto che viene instaurato direttamente fra l’emittente e la società no profit. La pubblica amministrazione, che dovrebbe individuare le aree di intervento fornendo adeguati indirizzi in materia, è completamente assente.

 

Gran Bretagna e Stati Uniti all’avanguardia nel campo dei “social bond”

 

In Gran Bretagna, di social bond, se ne discute già dal 2007, grazie alle attività svolte del Prime Minister’s Council on Social Action – un gruppo di esperti che tra il 2007 e il 2009 ha aiutato il governo britannico in materia di politiche sociali – che ha coinvolto diverse realtà che operano nel mondo sociale anglosassone. Tra queste, c’è la Social Finance, una banca d’investimento che si occupa specificatamente di terzo settore. Nel 2010, ha sviluppato per prima un’emissione di social impact bond, attraverso il finanziamento di un progetto pilota dedicato al recupero di carcerati nella città di Peterborough. La buona riuscita dell’operazione sta spingendo il ministero del Tesoro a valutare l’eventualità di utilizzare bond della durata di 10 anni per sostenere le fasce più deboli delle popolazione.

Anche gli Stati Uniti hanno già puntato sullo sviluppo dei social bond che dall’altra parte dell’oceano hanno preso il nome di Pay for Success Bond. Nel febbraio del 2011, il Centre for American Progress ha pubblicato un rapporto che analizzava l’impatto dei bond sociali all’interno del sistema americano. Nello stesso mese, il presidente Obama ha presentato al Congresso una proposta per lo stanziamento di 100 milioni di dollari, mirata a sostenere lo sviluppo di progetti finanziati attraverso i Pay for Success Bond. E a New York, il colosso finanziario Goldman Sachs ha deciso di investire quasi dieci milioni di dollari in un progetto per il recupero di giovani detenuti nella struttura di Rikers Island. In Italia, invece, lo Stato è completamente assente. E nonostante il Presidente della camera Laura Boldirni sia particolarmente attenta a queste iniziative, ancora nulla è stato fatto per dare il giusto impulso ai “social bond”, la cui iniziativa – come detto – è lasciata principalmente a tre banche che emettono obbligazioni ordinarie in cui l’emittente rinuncia a una quota di profitto, che viene destinata al non profit, in cambio di un ritorno d’immagine.

 

Social bond “UBI Comunità per la Fondazione Umberto Veronesi”

 

C’è tempo fino al 24 dicembre per sottoscrivere le nuove obbligazioni “UBI Comunità per la Fondazione Umberto Veronesi”. E’ l’iniziativa promossa da UBI Banca che sta collocando presso i propri sportelli un prestito obbligazionario per un ammontare complessivo di 20 milioni di euro, di cui richiederà l’ammissione alla quotazione al MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni). Parte dei proventi di sottoscrizione (0,50% del valore nominale delle obbligazioni sottoscritte) saranno devoluti a titolo di liberalità (cd Social Bond) alla nota fondazione milanese. Il contributo verrà utilizzato dalla Fondazione per sostenere il progetto di ricerca “nuovi biomarker per seno e polmoni” finalizzato a individuare i tumori del seno e del polmone nello stadio iniziale, ancor prima che siano rilevabili con le attuali tecniche diagnostiche.

La diagnosi precoce di un tumore offre maggiori possibilità di cura e permette anche di attuare interventi meno aggressivi assicurando così una migliore qualità di vita. “Un’operazione solidale – dichiarano da UBI Banca – che segue quelle già presentate con notevole successo dal Gruppo sia a livello nazionale che a livello locale, e che da un lato offre al sottoscrittore la possibilità di ottenere un congruo ritorno sull’investimento effettuato, dall’altro contribuisce a sostenere una delle più importanti realtà italiane nell’ambito della ricerca e della prevenzione”.

 

La ricerca scientifica della Fondazione Umberto Veronesi

La Fondazione Umberto Veronesi nasce nel 2003 allo scopo di sostenere la ricerca scientifica, attraverso l’erogazione di borse di ricerca per medici e ricercatori e il sostegno a progetti di altissimo profilo. Ne sono promotori scienziati, tra i quali ben 10 premi Nobel che ne costituiscono anche il Comitato d’Onore, il cui operato è riconosciuto a livello internazionale. Al contempo la Fondazione è attiva anche nell’ambito della Divulgazione Scientifica, affinché i risultati e le scoperte della scienza diventino patrimonio di tutti, attraverso grandi conferenze con relatori internazionali, progetti per le scuole, campagne di sensibilizzazione e pubblicazioni.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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