“Un banchiere è uno che ti presta il suo ombrello quando c’è il sole, ma lo rivuole indietro appena inizia a piovere“, affermava Mark Twain. Un punto di vista che sembra calzare a pennello con la situazione che si è venuta a creare con il Superbonus 110% e gli altri bonus edilizi. L’incertezza normativa su tali misure, infatti, ha portato molte banche a non accettare nuove pratiche di cessione del credito.
Ne consegue che molte imprese hanno dovuto bloccare i cantieri, mentre tante famiglie attendono la ripresa dei lavori.
Una situazione confusa, ma per ora non occorre restituire nulla
Nel 2020, grazie al cosiddetto Decreto Rilancio, l’allora governo Conte ha deciso di introdurre il Superbonus 110%. Un aiuto che consente di svolgere dei lavori sul proprio immobile senza dover spendere cifre da capogiro. Tra questi si annoverano, ad esempio, interventi volti a migliorare l’efficienza energetica oppure a ridurre il rischio sismico. Non mancano comunque le critiche a questo incentivo, che di recente ha portato con sé delle brutte notizie.
I fondi, infatti, sono esauriti. Per questo motivo le banche e i vari istituti di credito hanno iniziato a bloccare le cessioni dei crediti. Vi è allora l’incognita su chi provvederà a pagare le spese anticipate dalle imprese. I cittadini temono quindi di dover fare i conti con un vero e proprio incubo, ovvero restituire i soldi ottenuti grazie al Superbonus 110%. Ebbene fortunatamente, almeno per il momento, non bisogna restituire nulla.
Superbonus 110% e cessione del credito: il piano del governo Meloni
Tuttavia non si può ancora dormire sonni tranquilli. Lo sa bene il Governo con a guida Giorgia Meloni che è al lavoro per mettere a punto delle misure ad hoc. Diverse le ipotesi in ballo, come ad esempio un maxi rifinanziamento e un’ulteriore proroga della misura.
Dato quasi per scontato il passaggio, a partire dal 2023, dal Superbonus 110% al Superbonus 90%, al centro dell’attenzione vi è il nodo cessione dei crediti. A tal proposito Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, ha sottolineato come sia fondamentale
“trovare un meccanismo per cui le banche possano trovare un qualche interesse a prendersi questi crediti senza che questo mandi all’aria i conti pubblici, perché vale 60 miliardi e non può essere che li paga lo Stato”.
Al momento comunque si tratta solo di ipotesi. Non resta che attendere gli emendamenti al decreto Aiuti quater e quelli alla Legge di Bilancio 2023 per vedere se verranno attuati o meno dei provvedimenti inerenti al Superbonus 110% e le relative conseguenze.