Il Bitcoin ha effetti devastanti sul clima. Ne è certa Nature, rivista nota a livello internazionale, che di recente ha pubblicato una ricerca scientifica in cui si mette in luce l’enorme quantità di energia richiesta per la produzione delle criptovalute. Per estrarre il Bitcoin occorrono 19 milioni di Joule, un quantitativo superiore 4 volte rispetto a quello richiesto per estrarre l’oro (5 milioni di Joule). Non regge nemmeno il paragone con il platino, per la cui estrazione vengono impiegati 6 milioni di Joule.
Il consumo di energia per l’estrazione delle criptovalute
Nella speciale classifica stilata dallo studio pubblicato su Nature, Bitcoin è al primo posto tra le criptovalute che richiedono un consumo di energia maggiore. Alle spalle di Bitcoin si posizione Litecoin, con un valore di 15 milioni di Joule. In terza posizione la moneta digitale Monero, che fa registrare 10 milioni di Joule nella misurazione stabilita dallo studio scientifico. Ai piedi del podio la criptovaluta Ethereum, al quarto posto con un valore di 9 milioni di Joule. Nelle rimanenti posizioni della classifica figurano i consumi energetici dovuti all’estrazione di platino, oro e rame, pari rispettivamente a 6, 5 e 4 milioni di Joule.
Le conseguenze drammatiche per l’estrazione del Bitcoin
Se il Bitcoin continuerà a esistere come lo conosciamo oggi anche nei prossimi anni, nel 2030 causerà da solo un aumento di 2 gradi centigradi della Terra, con conseguenze devastanti sul clima. La ricerca pubblicata sulla rivista internazionale Nature sottolinea però che tale scenario potrà verificarsi soltanto se le criptovalute saranno adottare come sistema monetario ufficiale in sostituzione di quello attuale, basato su moneta e carta fisiche.
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Il Bitcoin a breve supererà l’Italia come inquinamento
Ipotizzando che il Bitcoin sia una nazione, oggi avrebbe un livello di inquinamento di poco inferiore all’Italia.
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