Meno di un mese fa, Poste Italiane emetteva un bond perpetuo da 800 milioni di euro, raccogliendo ordini per circa 4 volte l’offerta. Il titolo presenta una struttura cedolare strutturata. Per i primi 8 anni dalla data di emissione non sarà “callable”. In questo periodo, offrirà un tasso d’interesse fisso del 2,625%. Ma il 24 giugno 2029 scatta la prima data di reset. Poste Italiane potrà rimborsare il capitale o continuare a pagare le cedole agli obbligazionisti. Da quel momento, però, queste saranno pari al tasso “Midswap” a 5 anni + 267,7 punti base.
Il bond perpetuo è negoziato alla Borsa di Lussemburgo. Ieri, la quotazione chiudeva a 99,91 centesimi, cioè sotto la pari. Perde così quasi l’1% in meno di un mese. Chi lo comprasse oggi, avrebbe modo di mettere in portafoglio un’obbligazione un po’ più redditizia. D’altro canto, bisogna chiedersi perché mai di questo deprezzamento, pur lieve.
Bond perpetuo, quali rischi
Probabile che abbia a che vedere proprio con la struttura della cedola. Poiché essa sarà agganciata dal 2034 ai tassi “Midswap”, l’andamento di questi ultimi incide sulle valutazione di mercato del bond perpetuo. In effetti, all’atto dell’emissione del titolo, l’IRS a 5 anni si attestava al -0,26%. Ieri, era sceso al -0,30%. Parliamo solamente di 4 punti base in meno, ma la direzione è sbagliata ai fini dell’investimento. Per quanto parliamo di una prospettiva di lungo termine, il mercato teme che i toni più “dovish” della BCE nelle ultime settimane preludano a un cambio strutturale di policy. In sintesi, Francoforte tollererebbe tassi d’inflazione più alti e terrebbe quelli d’interesse più bassi.
Poiché il bond perpetuo di Poste Italiane si può considerare un investimento nell’ottica di un rialzo dei tassi di mercato, questa sensazione non depone a suo favore.