Il Consiglio dei ministri ha da poco approvato il cosiddetto DL Aiuti. Si tratta di un pacchetto di nuove misure economiche per far fronte dell’impennata dei prezzi e dei costi dell’energia, dovuti principalmente al conflitto in Ucraina. Una delle misure del decreto più discusse in questi giorni è il cosiddetto bonus 200 euro: un incentivo una tantum a favore dei cittadini (lavoratori e pensionati) con un reddito inferiore a 35 mila euro.
Già in diverse occasioni vi avevamo parlato di questo bonus, sostenendo che non si tratta di una misura risolutiva, considerando l’impennata dei prezzi di molti beni e servizi.
Bonus 200 euro, cos’è e a chi spetta?
Il nuovo bonus in argomento, sostanzialmente, consiste in un contributo pari a 200 euro a favore di lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati, ma anche disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza che percepiscono un reddito inferiore a 35 mila euro.
Il bonus sarà finanziato per intero attraverso l’aumento della tassa sugli extra profitti delle imprese energetiche, che passa dal 10 al 25 per cento.
I lavoratori dipendenti riceveranno il contributo direttamente in busta paga (tra giugno e luglio) dal proprio datore di lavoro (che poi se lo vedrà rimborsare al primo pagamento utile delle imposte); per i pensionati, invece, il bonus sarà erogato direttamente dall’INPS.
Infine, non è ancora stato chiarito come lo stesso sarà pagato ai lavoratori autonomi o ai disoccupati.
Per Unimpresa, il contributo è davvero serve a poco
Unimpresa, l’unione nazionale di imprese, ha da poco pubblicato sul proprio sito un comunicato stampa con il quale viene mostrata una grande criticità del bonus 200 euro.
Pur sostenendo che si tratta di una misura di certo non sbagliata, l’incentivo è troppo basso.
“Con l’inflazione al 6,5% già adesso, si legge nel comunicato, ogni famiglia dovrà spendere circa 1.950 euro l’anno in più. I 200 euro annunciato dal governo (…) coprono solo il 10% della spesa in più provocata dall’inflazione e quindi dall’aumento di tutti i prezzi”.
Il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, ha dichiarato che “servono interventi economici non solo più importanti, ma servono soprattutto interventi strutturali che siano stabili e durino nel tempo”.