“E’ stato un errore mio e gli errori si correggono in tempo. Questo è ancora possibile. Me ne assumo la responsabilità e chiederò scusa al Paese”. Sono le parole usate ieri dalla cancelliera Angela Merkel all’inizio di una video-conferenza convocata con i 16 governatori dei Laender. L’annuncio di un passo indietro clamoroso sulle restrizioni anti-Covid varate per le festività di Pasqua e che avrebbero imposto un “lockdown” quasi totale in Germania, tra l’altro con la chiusura dei supermercati tra l’1 e il 5 aprile con la sola eccezione del sabato santo.
La rivolta era stata diffusa tra i tedeschi, anche perché le misure erano state annunciate a ridosso delle feste e si erano registrate numerose difficoltà e una certa confusione nell’attuarle. Ad esempio, avevano fatto molto discutere i “Ruhetage”, i due giorni di riposo obbligatorio decisi per giovedì prima e martedì dopo Pasqua. Non si era capito se sarebbero state ferie vere e proprie e chi le avrebbe dovute eventualmente pagare.
Ma quello che è accaduto è stato molto più profondo: il divorzio definitivo tra i tedeschi e la loro Mutti, come affettuosamente in tutti questi anni è stata definita dalla stampa la cancelliera. La “mammina” protettrice della Germania viene ogni giorno di più percepita come matrigna per via delle restrizioni che ormai si trascinano da mesi, limitando la libertà economica e personale delle persone e senza neanche portare a risultati tangibili nella lotta contro la pandemia. Anzi, i casi stanno aumentando, sebbene Frau Merkel spieghi che ciò sarebbe dovuto principalmente alla variante inglese. Tutto questo, a distanza di una settimana dal caos AstraZeneca, provocato proprio dalla sospensione decisa dal governo tedesco per ottenere chiarimenti circa i rischi effettivi del vaccino inglese.
L’era Merkel in Germania si conclude con un fiasco quasi totale per l’intera Europa
Cancelliera travolta anche dallo scandalo mascherine
Tralasciando le proteste di piazza di negazionisti e “no mask”, il sentore che avanza è di frustrazione e stanchezza verso il governo federale.
Sull’impopolarità improvvisa pesa fortemente lo scandalo delle mascherine, che ha già portato alle dimissioni di tre parlamentari conservatori. Avrebbero preso tangenti per dirottarne le esportazioni verso certi paesi. Insomma, improvvisamente si sgretola il fantastico mondo merkeliano, tutto efficienza (presunta) e tanta fortuna. Fatto sta che la Germania sembra in preda al caos, dettato da una crisi di nervi evidente. Indietro nelle vaccinazioni, alle prese con la terza ondata dei contagi e con un’economia che non riparte, molti tedeschi si chiedono se davvero non sia finito il mito della superiorità teutonica nella gestione dei problemi.
Questa emergenza sta portando a galla tanti nodi lasciati volutamente irrisolti dalla cancelliera nei suoi sedici anni di governo, dal ritardo digitale al mancato interesse per la delocalizzazione selvaggia accusata dall’industria europea a favore di giganti economici come la Cina. Ci siamo ritrovati senza mascherine e ventilatori polmonari nei primi mesi della crisi sanitaria e oggi senza sufficienti vaccini, in quanto nessuna casa farmaceutica con sede in uno stato comunitario ha prodotto sinora alcunché contro il Covid. La storia si sta riprendendo con gli interessi gli errori di Frau Merkel, che vanno ben al di là di qualche piccolo e comprensibile passo falso commesso in questi mesi del tutto straordinari. I tedeschi non stanno potendo puntare il dito sugli altri, consapevoli che i problemi incontrati dall’Unione Europea siano scaturiti proprio dalla loro classe dirigente.
La Germania di Frau Merkel da modello si trasforma in disastro per l’Europa su Covid e vaccini