C’è una regola fondamentale che regola i mercati finanziari e, più in generale, l’esistenza umana: non esistono i “pasti gratis”. Prendete, ad esempio, il mercato dei bond. Oggi, abbiamo che il Bund a 10 anni offre un rendimento del -0,5% contro l’1,16% del Treasury di pari durata. Titoli americani più generosi e tedeschi più avidi? Non proprio. Lo spread rispecchia le attese sul cambio euro-dollaro.
In altre parole, la mobilità dei capitali tende a livellare il livello dei rendimenti offerti da asset di pari grado di rischio.
Previsioni errate sul cambio euro-dollaro
Il problema nasce quando tali aspettative si realizzano solo parzialmente o, addirittura, sono smentite dai fatti. Volete un esempio? Dieci anni fa, un Treasury a 10 anni offriva il 2,15%. Un Bund a 10 anni rendeva l’1,90%. Il mercato si attendeva un euro in via di rafforzamento contro il dollaro, tale da colmare lo spread di circa un quarto di punto percentuale all’anno. Ebbene, in questo decennio il cambio euro-dollaro si è indebolito dell’11,5%, cioè i prezzi sono andati nella direzione opposta a quella prevista.
Cos’è successo agli obbligazionisti? I possessori del Treasury a 10 anni hanno intascato complessivamente un rendimento del 21,5%, quelli del Bund del 19%. Ma considerando anche il fattore cambio, il rendimento effettivo in dollari sarebbe stato di ben 14 punti percentuali superiore a quello in euro. Investendo in Bund, anziché in Treasuries, gli obbligazionisti hanno fortemente limitato i loro guadagni.
Se analizzassimo l’andamento dei bond quinquennali, scopriamo che 5 anni fa un Treasury offriva 1,13% e un Bund -0,50%.