L’allarme inflazione inquieta i mercati non meno di una possibile invasione russa dell’Ucraina. I due fenomeni, oltretutto, sono almeno in parte legati. Se a Kiev sarà guerra, tra sanzioni e contro-sanzioni il caro bollette sarà destinato ad esplodere ancora di più, come anche i prezzi dei generi alimentari di base, dato che la Russia è un granaio mondiale. Prova di tali paure la dà il BTp a 50 anni, scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883).
Questo bond, che da meno di un anno è il nuovo “benchmark” a mezzo secolo al posto del BTp 2067, nell’agosto scorso offriva un rendimento lordo dell’1,94%.
BTp a 50 anni, prospettive di rendimento
Anche tenuto conto dell’imposta di bollo dello 0,2% sul conto titoli, otteniamo che il BTp a 50 anni garantirebbe allo stato attuale un rendimento netto sia a copertura sua, sia del target d’inflazione BCE al 2%. E’ vero che a gennaio l’inflazione in Italia è salita al 4,8%, per cui il bond ancora oggi offre un rendimento netto reale molto negativo. Ma ragionando in un’ottica di lungo periodo, come si addice a un investimento su tale scadenza, la prospettiva cambia. Peraltro, la quotazione è scesa significativamente negli ultimi mesi (-20,7% dai massimi di agosto) e ciò consente oggi ai nuovi acquirenti di percepire alla scadenza un rendimento netto cumulato di circa il 45% più alto rispetto a soli sei mesi fa.
Certo, il deprezzamento non è finito. Prima della pandemia, nei periodi non di tensione specifiche sull’Italia il BTp a 50 anni rendeva all’incirca il 3,5%. Chi lo volesse acquistare per rivenderlo a prezzi più alti, dovrebbe verosimilmente attendere un lasso di tempo non breve per sperare di riuscire nell’impresa.