Rendimenti italiani molto alti, con il BTp a 10 anni ad essersi riportato al 3%. Sembra scontato che la BCE a luglio alzi i tassi d’interesse e che li riporti a zero a settembre. Entro l’anno, poi, il costo del denaro salirebbe allo 0,50% dal -0,50% attuale imposto sui depositi delle banche. La risalita dei rendimenti sovrani provoca l’innalzamento del costo di emissione del debito pubblico. E Goldman Sachs lancia l’allarme circa il raggiungimento ormai vicinissimo del limite di sostenibilità per l’Italia.
Perché il BTp a 7 anni? L’Italia ha un debito pubblico della durata media di poco superiore ai sette anni. Pertanto, questa scadenza segnala il costo medio ponderato sostenuto dal nostro Paese per pagare gli interessi sul debito. Nel 2021, abbiamo speso qualcosa come 60,5 miliardi di euro per servire il debito, qualcosa come il 2,25% dello stock. Questo significa che, superata questa soglia, anziché continuare a scendere, l’incidenza della spesa sul PIL tornerebbe a salire dopo svariati anni.
BTp a 7 anni e rischio deficit
Poiché il deficit fiscale è dato dalla somma tra saldo primario e spesa per interessi, se la seconda sale è necessario che il primo migliori per evitare un peggioramento dei conti pubblici. E il saldo primario è pari alla differenza tra entrate e spese, queste ultime non inclusive solamente degli interessi. Dunque, il BTp a 7 anni ci sta segnalando che l’Italia sarebbe costretta nei prossimi mesi a rivedere la sua politica fiscale in senso più restrittivo, altrimenti il deficit rischierebbe di salire.
L’altra cattiva notizia è che tutto questo stia avvenendo con Mario Draghi premier, cioè con la figura italiana certamente più ben voluta dai mercati alla guida del governo.