Chi fa trading dovrebbe almeno conoscere il nome di Larry Fink. E’ il CEO di BlackRock, il primo fondo d’investimento nel mondo con un patrimonio gestito di 10.000 miliardi di dollari, grazie a partecipazioni in migliaia di aziende quotate. L’uomo, come vedremo, è oggetto di opinioni contrastanti. Il 5 agosto scorso, ha venduto 44.500 azioni del suo stesso fondo a un prezzo cadauno di 684,61 dollari. Ha così incassato 30,5 milioni. La vendita ha riguardato l’8% della sua intera partecipazione in BlackRock, che adesso consiste in 563.771 azioni per un controvalore di quasi 394 milioni.
Segnale allarmante da BlackRock
Perché la vendita della settimana scorsa preoccupa i mercati finanziari? Essa risulta essere stata la più cospicua da inizio 2020, quando precedette di poche settimane il crollo delle borse dovuto alla pandemia. Allora, il manager vendette 46.700 azioni BlackRock a gennaio e altre 44.300 azioni a febbraio, incassando 25,1 milioni per volta. E va detto anche che il 25 luglio scorso ad avere venduto 37.600 azioni BlackRock è stato anche il presidente Robert Kapito, che ha così incassato 23,8 milioni.
Ed ecco che sui mercati finanziari si diffonde il timore che queste cessioni siano frutto di pessimismo o anche di un angolo di osservazione privilegiato circa le future prospettive in borsa. In altre parole, Larry Fink avrebbe monetizzato parte del suo pacchetto azionario scontando un possibile crollo dei prezzi nei prossimi mesi. Per completezza d’informazione, tuttavia, dovremmo notare come il CEO sia solito effettuare disinvestimenti, forse anche per ragioni fiscali. Egli vendette azioni BlackRock a febbraio, maggio, ottobre e dicembre del 2021, incassando rispettivamente 20, 30, 25,3 e 15,1 milioni.
Larry Fink nel mirino della destra americana
Nulla di inconsueto, dunque. Senonché il nome di Larry Fink non suscita tanta neutralità sui mercati finanziari. All’inizio dell’anno inviò una lettera ai CEO delle partecipate da BlackRock per indurli a tendere alla decarbonizzazione negli investimenti.
Quest’anno, l’indice Dow Jones perde il 10%, ma è risalito altrettanto dalla metà di giugno. I mercati finanziari temono che la stretta monetaria globale contro l’alta inflazione finisca per strozzare l’economia. Cosa che sta già avvenendo negli USA. Nell’Eurozona la situazione appare persino peggiore, a causa della grave crisi energetica patita con la guerra tra Russia e Ucraina. Per questo motivo ogni segnale è importante e da Larry Fink ne è arrivato uno non positivo, anche se non possiamo escludere che non abbia alcunché a che vedere con le prospettive finanziarie.