Jean-Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, è da poco anche presidente dell’Ebf (“European banking federation”), la Federazione bancaria europea. E in questa seconda veste, ha rilasciato l’altro ieri dichiarazioni assai interessanti e, per certi versi, sconcertanti, chiedendo alla BCE di imporre alle banche europee di trasferire sui conti correnti dei clienti i tassi negativi, “naturalmente escludendo quelli dei clienti più piccoli fino a 100.000 euro”. Il manager francese sostiene che solo così il meccanismo di trasmissione della politica monetaria potrà diventare più efficiente.
Un intervento, quello di Mustier, destinato a far discutere, anche perché non tutti i sistemi bancari dell’Eurozona la pensano così. In Germania, ad esempio, la sola ipotesi di trasferire i tassi negativi alla clientela fa scattare dalla sedia politici e opinione pubblica, per cui non sarebbe nemmeno immaginabile che la proposta venga presa in considerazione. Ma vediamo cosa sono i tassi negativi e perché l’idea di Mustier dovrebbe essere rispedita al mittente.
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Come funzionano i tassi negativi
La BCE da anni impone un interesse inferiore allo zero e recentemente abbassato al -0,50% sui depositi overnight, vale a dire sull’eccesso di liquidità delle banche rispetto ai requisiti regolamentari. In pratica, le banche che depositano a Francoforte liquidità in eccesso rispetto al livello minimo obbligatorio delle riserve non solo non ricevono più dall’Eurotower alcun compenso, anzi devono esse stesse pagare. In questi anni, considerando che i tassi siano stati negativi dello 0,4% e che la liquidità parcheggiata ed eccedente i coefficienti minimi abbia ammontato mediamente sui 1.800 miliardi di euro, il costo medio a carico delle banche dell’Eurozona è stato stimato in circa 7 miliardi.
A settembre, nel ridurre ulteriormente i tassi overnight, la BCE ha anche introdotto il cosiddetto “tiering”, cioè ha seguito l’esempio svizzero, esentando i depositi fino a un certo ammontare, così da non colpire ulteriormente i margini bancari e semmai disincentivare solo i grossi accumuli di liquidità, perlopiù concentrati nel Nord Europa. Questo, perché i tassi negativi riducono la capacità delle banche di produrre utili attraverso l’attività caratteristica. Infatti, i tassi negativi non possono essere trasferiti alla clientela, non in quanto sussista alcun divieto legale, semplicemente per il rischio che la singola banca correrebbe di assistere a una fuga dei risparmiatori, i quali vedendosi “tassati” i conti correnti si metterebbero in cerca di banche e strumenti alternativi.
Pertanto, è come se i tassi praticati ai risparmiatori mostrassero un “floor” in prossimità dello zero, mentre quelli che le banche versano alla BCE non avessero alcun limite. Da qui, la richiesta di Mustier, che sul piano prettamente operativo non sarebbe affatto insensata, visto che questo meccanismo starebbe portando paradossalmente a una stretta del credito, l’opposto dell’intento della politica monetaria. Tuttavia, per i risparmiatori si tratterebbe di una truffa bella e buona. I loro conti verrebbero stangati, anziché remunerati. Aggiungiamo che il governo italiano discute da settimane di come colpire l’uso del contante, di fatto costringendo milioni di famiglie a far transitare dai conti bancari tutto il proprio denaro, e si capisce perché abbiamo da sempre avuto ragione nel profetizzare che la lotta al contante sia una potenziale ruberia ai danni della generalità dei cittadini.
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Riassumendo, questo il rischio: le banche trasferiscono i tassi negativi ai clienti.
E se finora Mustier ha escluso i conti fino a 100.000 euro, chi ci dice che tra qualche anno non si punti a stangare anche le giacenze minori, nel nome “dell’efficienza del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”. In fondo, in Italia i conti correnti fino a 100.000 euro ammonterebbero a qualcosa come quasi 600 miliardi di euro e va da sé che farebbe gola alle banche poterli “tassare” per fare cassa, senza nemmeno prestare un euro. E’ il mondo alla rovescia tanto sognato da governatori centrali e governi: un “tassa e spendi” sulle spalle di chi produce ricchezza e risparmia, che dovrebbe allarmarci tutti. E la lotta all’evasione fiscale è diventata il cavallo di Troia per entrare nelle teste degli elettori e convincerli della bontà di misure scellerate.
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