Il caso Johnson & Johnson: creme sbiancanti ‘razziste’ ritirate dal mercato

Dopo i cioccolatini svizzeri Moretti, ora anche la crema sbiancante di Johnson & Johnson è considerata razzista e l'azienda ha deciso di ritirarla dal mercato.
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4 anni fa
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Continua la guerra ai prodotti commerciali considerati razzisti dopo la morte di George Floyd e le numerose manifestazioni di sostegno accompagnate dal movimento «Black Lives Metter». Dopo i cioccolatini svizzeri Moretti ritirati in quanto il loro nome poteva rimandare ad un insulto razzista, ora anche Johnson & Johnson ha deciso di agire e di togliere dal mercato la nota crema sbiancante per la pelle, una linea molto venduta in Asia e Medio Oriente ma che ora sta diventando bersaglio di proteste e polemiche.

 

La crema sbiancante Clean & Clear via dal mercato 

Da anni la crema sbiancante Clean & Clear era uno dei prodotti di punta dell’azienda americana ma dopo la vicenda di George Floyd e tutto ciò che ne è seguito, sembra che il prodotto sia diventato impopolare. Il ritiro riguarda la crema Clean & Clear venduta soprattutto in India e la linea Neutrogena Fine Fairness, venduta in Asia. Johnson & Johnson è stata costretta ad intervenire con una nota, come riportato anche dal New York Times in cui ha ha chiarito che: «Le conversazioni delle ultime settimane hanno evidenziato che alcuni nomi dei nostri prodotti e alcune affermazioni sulle nostre linee Neutrogena e Clean & Clear contro le macchie nere suggeriscono che il bianco sia migliore del colore naturale della pelle. Non è mai stata nostra intenzione».

Un business da 9 miliardi

L’azienda quindi ha deciso di bloccare la produzione e vendita di queste creme anche se ha sottolineato che sugli scaffali saranno presenti fino ad esaurimento scorte. Johnson & Johnson non sarebbe neppure l’unica azienda a vendere creme, lozioni o prodotti per togliere lentiggini o punti scuri. Secondo un report di Euromonitor solo l’anno scorso sono state commercializzate 6.277 tonnellate di creme per schiarire la pelle e che muove un business da 9 miliardi. Ora però il vento tira a sfavore e per non avere un danno di immagine molte aziende sono costrette a piegarsi al volere dei movimenti anti-razzisti e di conseguenza togliere dal mercato tutto ciò che rimanderebbe ad un messaggio discriminatorio.

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