Grande successo anche per le ultime aste del Tesoro, che hanno segnato nuovi minimi record per i rendimenti dei titoli di stato emessi, tra cui lo 0,88% lordo esitato per il BTp a 10 anni di venerdì scorso. In quell’occasione sono stati collocati sul mercato anche BTp a 5 anni allo 0,26% e CcT-Eu con scadenza nel gennaio 2025, cedola 1,85% (ISIN: IT0005359846) e al rendimento lordo dello 0,52%. Per le specificità legate a quest’ultimo bond, si tratta di un’ottima notizia per i titolari di mutui a tasso variabile.
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Il CcT-Eu è un titolo di stato con cedola strutturata, nel senso che offre un tasso d’interesse agganciato all’Euribor a 6 mesi vigente due giorni prima della scadenza di ogni pagamento. Per questo va sempre confrontato con il BTp di pari durata residua per capire le aspettative del mercato proprio riguardo all’Euribor a 6 mesi, uno dei principali tassi nell’Eurozona a cui sono agganciati i mutui a tasso variabile. Ebbene, il BTp gennaio 2025 rende lo 0,39%, circa 13 punti base in meno rispetto all’esito dell’ultimo collocamento dei CcT-Eu. Ciò significa che il mercato riterrebbe i due titoli equivalenti, scontando un Euribor a 6 mesi mediamente del -0,13% nei prossimi quasi 5 anni e mezzo.
Previsioni sull’Euribor
Attualmente, l’Euribor a 6 mesi è al -0,38%, per cui il mercato starebbe prevedendo una risalita di questo tasso mediamente dello 0,25% entro il gennaio 2025. In teoria, sarebbe una cattiva notizia per i mutuatari a tasso variabile, ma le cifre in gioco depongono per una lettura molto favorevole. In pratica, gli stessi investitori ragionano come se i tassi di mercato di riferimento per i mutui restassero negativi per i prossimi anni, salendo di poco. Chi non metterebbe una firma per avere un Euribor mediamente negativo da qui al 2025?
Il CcT-Eu venne emesso alla fine del gennaio scorso e rendeva l’1,94%, a fronte di un Euribor a 6 mesi del -0,24% e di un BTp gennaio 2025 all’1,95%.
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Non possiamo non notare che dalla fine di gennaio a oggi, il CcT-Eu abbia guadagnato il 5,5% e il BTp di pari durata il 9%, segno che si sia ritenuto più conveniente puntare sulla cedola fissa, anziché su quella legata all’andamento dei tassi di mercato, evidentemente attesi in calo. Un’ultima considerazione per chi volesse inserire questi bond in portafoglio: nel caso di rialzo dei tassi, magari a seguito di surriscaldamento dell’inflazione e/o di accelerazione della crescita economica nell’area, diverrebbero appetibili, contrariamente ai BTp. Tuttavia, nel breve periodo non sembra che questo sia il caso, tra allarme stagnazione nell’area e inflazione lontana dal target della BCE. E sono i motivi per cui Francoforte ha varato nuovi stimoli monetari e l’Euribor è sceso di recente ai nuovi minimi storici su tutte le scadenze.