Trovata la quadra sui collegi uninominali, il centro-destra composto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e centristi lavora al programma di governo. Giorgia Meloni, leader in pectore della coalizione, ha per tempo invitato gli alleati a fare solo promesse ragionevoli, cioè sostenibili per i conti pubblici. Un tema su cui sono tutti d’accordo, a parte le “sfumature”, per dirla con le parole della stessa Meloni, è quello fiscale. Il centro-destra vuole ridurre le tasse e per farlo vorrebbe introdurre in Italia la “flat tax”.
Quale flat tax
Il segretario della Lega, Matteo Salvini, rilancia il suo pallino del 2018: flat tax al 15%. Silvio Berlusconi si attiene alla sua versione al 23%. Meloni, invece, più prudentemente vorrebbe introdurre una “flat tax incrementale”, vale a dire sull’aumento dei redditi dichiarati. Per essere chiari, se nell’anno X ho dichiarato 30.000 euro e nell’anno X+1 dichiaro 35.000 euro, sui 5.000 euro in più sarà applicata la flat tax al 15-20% o 23% che sia.
Il costo dell’operazione dipenderà chiaramente dal modello scelto. Nel 2019, la proposta della Lega fu stimata in 59 miliardi di euro. Ma l’economista del Carroccio, Armando Siri, ribatté che il costo fosse di appena 12-15 miliardi. Insomma, le cifre divergono fin troppo. Una cosa è certa: chi sostiene che la flat tax costerebbe due spicci, non dice la verità. Se davvero si tratta di una proposta rivoluzionaria per il fisco italiano – e lo sarebbe – non può che comportare un abbattimento forte della pressione fiscale. Altrimenti, sarebbe una presa in giro.
Il nodo delle coperture finanziarie
Quale che sia il costo, il centro-destra deve ancora indicarci le coperture finanziarie.
Il centro-destra ci dica dove intenda prendere i soldi per finanziare il taglio delle tasse. Il cittadino deve poter capire se il gioco vale per lui o lei la candela. Su una spesa pubblica superiore a 800 miliardi, al netto degli interessi, di risorse a cui attingere per la flat tax ve ne sarebbero. Bisogna solo scegliere chirurgicamente dove andare a risparmiare. Serve chiarezza per risultare credibili. Meloni lo ha capito più di tutti e si limita a promesse realizzabili. Resta da convincere gli alleati.