La piattaforma exchange per il trading di criptovalute, FTX, non sarà acquistata da Binance. Il CEO di quest’ultima, Changpeng Zhao, ha deciso di fare un passo indietro a poche ore di distanza dall’annuncio di un possibile salvataggio per rilevare la concorrente. Distrazione di fondi dei clienti e indagini legali hanno dissuaso il manager, pressato dal suo staff a non dare seguito ad alcuna acquisizione. E adesso FTX rischia il crac per la scarsa liquidità disponibile a riscattare le posizioni dei clienti.
Lunedì sera, il fondatore Sam Bankman-Fried si era rivolto a un gruppo di fondi e banche per trovare i quattrini necessari ad evitare la crisi. Sentendosi rispondere picche, ha dovuto ripiegare sulla concorrenza. Dalla fine di ottobre, richieste di riscatti per 8 miliardi da parte dei clienti si sono rivelate eccessive per la società. In un primo momento, Bankman-Fried aveva cercato di rassicurare la clientela con un tweet sull’adeguatezza dei fondi. Quel tweet è stato cancellato, a riprova che la crisi di FTX sia serissima.
In appena due giorni, il token nativo FTT perdeva il 90%, “bruciando” più di 2,6 miliardi di euro di capitalizzazione. E dire che FTX esordiva in questo 2022 con una valutazione di mercato di ben 32 miliardi di dollari. Adesso, virtualmente non vale nulla. Il suo CEO dovrà verosimilmente rispondere alle autorità sul modello di business adottato. E la vicenda non riguarda solamente qualche “criptomane”, perché ad avere scommesso sull’exchange in questi anni erano stati anche grossi investitori istituzionali come Sequoia Capital, che vi avrebbe perso 210 milioni di dollari.
Il crac di FTX fa tremare il mercato
Il quasi crac di FTX ha molto a che fare con il momento negativo che stanno accusando le criptovalute. Basti pensare a Bitcoin, che è passato da un massimo record di 69.000 dollari di un anno fa ai 16.400 di ieri. A sua volta, il tracollo è stato provocato in grossa parte dalla stretta monetaria globale.
La crisi di FTX mette in allarme tutto il settore. Lo stesso Zhao ha voluto chiarire che la mancata acquisizione non è un atto di furbizia per sbarazzarsi di un concorrente. Anzi, ha lamentato che un possibile crac avrebbe conseguenze negative per tutti. E’ un po’ come le banche, se ne fallisce una, i clienti corrono a ritirare i risparmi anche in tutte le altre. Il sistema rischia di implodere.
Non vi è dubbio che delle migliaia di criptovalute esistenti sul mercato, la quasi totalità sia del tipo “shitcoin”, cioè spazzatura pura senza alcun fondamento economico. Ma gettare il bambino con l’acqua sporca sarebbe ingiusto. Alcuni token sono importanti per via delle applicazioni che se ne possono fare e delle finalità, nonché della tecnologia ad essi sottesa (vedi “blockchain”). E’ un mercato che è arrivato a valere più di 2.000 miliardi di dollari. Derubricare il crac in corso di FTX come scaramucce tra nerd significa non comprendere la portata della crisi.