Il fallimento del concordato preventivo biennale: le proposte dei commercialisti

Il concordato preventivo biennale mostra segni di fallimento: le partite IVA non si fidano e si propongono modifiche urgenti
5 mesi fa
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concordato preventivo biennale
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Il concordato preventivo biennale, introdotto quest’anno, non sta ottenendo il successo sperato. L’adesione da parte delle partite IVA è minima e si prevede che rimanga tale. I contribuenti non si fidano del reddito proposto dall’Agenzia delle Entrate e preferiscono non accettare l’offerta.

Questo nuovo strumento è stato ideato per permettere ai contribuenti di dichiarare un reddito proposto dall’Agenzia, basato sui dati in suo possesso e su quelli forniti dal contribuente stesso. Accettando tale proposta, i contribuenti pagherebbero le imposte su questo reddito per due anni d’imposta (2024 e 2025) ovvero per un anno (2024) se trattasi di contribuenti forfettari, evitando successivi controlli fiscali.

Concordato preventivo biennale non attiva: le proposte del CNDCEC

Nelle settimane scorsa l’Agenzia Entrate ha lanciato il software dedicato al concordato preventivo biennale. Visto lo scarso successo di adesione, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (CNDCEC) ha avanzato diverse proposte di modifica. Secondo il Consiglio, per incentivare l’adesione dei contribuenti è necessario offrire maggiori certezze sui benefici di questo strumento. In particolare, si sottolinea l’importanza di ridurre o eliminare i controlli ex post, garantendo maggiore sicurezza giuridica.

Salvatore Regalbuto, Tesoriere nazionale dei commercialisti con delega alla fiscalità, ha proposto una serie di modifiche durante un’audizione parlamentare. Una delle proposte principali riguarda l’introduzione di una tassazione flat sul reddito incrementale concordato. Questa imposta sostitutiva, con aliquote che variano dal 10% al 15% in base all’affidabilità fiscale del contribuente, potrebbe rendere più attrattivo il concordato preventivo.

Specifiche della tassazione flat

Regalbuto suggerisce, per gli aderenti al concordato preventivo, una tassazione flat al 10% per i contribuenti con un punteggio ISA tra 8 e 10, al 12% per quelli con punteggio tra 6 e 8, e al 15% per i meno affidabili, con punteggio inferiore a 6. Questa proposta mira a mitigare gli effetti degli ISA, che a volte non riflettono accuratamente le specificità delle attività dei contribuenti.

Tra le altre proposte vi è l’introduzione di una soglia di 25mila euro, al di sotto della quale non sarebbe possibile l’attività accertativa. Inoltre, si propone l’estensione della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi anche ai contribuenti forfetari. Questa copertura dovrebbe essere valida anche ai fini IVA, indipendentemente dal punteggio ISA ottenuto durante il periodo di validità del concordato.

Concordato preventivo biennale: proposte di modifica agli adempimenti

Per quanto riguarda gli adempimenti fiscali, Regalbuto suggerisce di stabilizzare il termine del 31 luglio per i versamenti risultanti dalle dichiarazioni. Questa misura eliminerebbe l’incertezza legata alle proroghe concesse a ridosso della scadenza del 30 giugno. Si propone anche di estendere a 60 giorni il termine per il versamento delle somme richieste a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni.

Pasquale Saggese, Coordinatore della Fondazione nazionale di ricerca della categoria, ha avanzato proposte per migliorare il regime di cooperative compliance. Una delle misure suggerite è l’estensione della riduzione dei termini di accertamento da due a tre anni per chi si dota volontariamente di un Tax Control Framework certificato. Inoltre, si propone di riservare la certificazione del Tax Control Framework anche in conformità ai principi contabili solo alle imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti. Questo eviterebbe una sovrapposizione di ruoli per le società con presidi di controlli contabili evoluti.

Riassumendo…

  • il concordato preventivo biennale, sebbene introdotto con buone intenzioni, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati
  • le proposte del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti sul concordato preventivo biennale mirano a rendere questo strumento più attraente per i contribuenti, offrendo maggiore certezza sui benefici e riducendo l’incertezza legata ai controlli fiscali
  • l’introduzione di una tassazione flat sul reddito incrementale, l’estensione della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi ai forfetari, e le modifiche ai termini per i versamenti sono solo alcune delle misure suggerite
  • queste proposte, se adottate, potrebbero incrementare l’adesione dei contribuenti e migliorare la relazione tra questi e l’amministrazione finanziaria.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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