I lavoratori caregiver hanno più possibilità di andare in pensione anticipata rispetto ad altri. La condizione specifica di chi assiste un parente affetto da patologia invalidante rientra fra i requisiti di fragilità previsti dalla normativa per accedere ad Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 41 per lavoratori precoci.
Le tre opzioni di pensione anticipata per caregiver prevedono il possesso di requisiti anagrafici e contributivi specifici. Oltre a quello di essere riconosciuto caregiver, cioè assistente a persone bisognose. In particolare è necessario che il requisito soggettivo sia riconosciuto da almeno 6 mesi e che la persona assistita sia un parente riconosciuto invalido civile con situazione di gravità come previsto dall’art.
Caregiver e grado di parentela dell’assistito
Detto questo, per poter beneficiare di Ape Sociale, Opzione Donna o Quota 41 è necessario, fra gli altri requisiti, che la persona assistita sia un parente. La legge non lascia adito a dubbi su chi può e chi non può accedere alla pensione anticipata come caregiver. Assistere persone al di fuori dell’ambito familiare, ad esempio, non fa scattare il diritto. Per cui, vediamo di fare chiarezza su questo punto. In base alla legge n. 232 del 2016, sono considerati caregiver familiari:
“coloro che assistono, da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti”.
Al di fuori di questi casi che devono essere espressamente documentati e certificati, non si ha diritto ad Ape Sociale, Opzione Donna o Quota 41 per lavoratori precoci. E’ importante che sia certificata anche la convivenza da almeno 6 mesi affinché l’Inps prenda validamente in considerazione la domanda di pensione anticipata.
Requisiti specifici del caregiver per la pensione anticipata
Più nello specifico, non basta assistere un parente in condizioni di disagio per ottenere il diritto alla pensione. Bisogna possedere anche altri requisiti. L’assistenza, ad esempio, deve essere svolta gratuitamente e per un periodo continuativo. L’assistito, inoltre, deve essere riconosciuto come portatore di handicap grave (ai sensi della legge 104/92 art. 3 comma 3).
Infine, il riconoscimento di caregiver ai fini pensionistici può essere concesso a un solo familiare o persona esterna dell’assistito e la nomina deve essere fatta formalmente dalla persona in condizioni di disagio. Benché, al momento, non esista un vero e proprio “riconoscimento” ufficiale dello status di caregiver è necessario che siano soddisfatte alcune condizioni.
In linea di principio è importante che il caregiver sia riconosciuto come tale dall’ASL di residenza. Per farlo è necessario prendere contatti con la struttura sanitaria locale e compilare una scheda per il riconoscimento di caregiver. L’ASL richiede a tal fine una serie di documenti che attestino la condizione di disabilità della persona assistita e il ruolo di cura svolto dal richiedente. Tra questi:
- Richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile (ai sensi della legge 104/92 art. 3 comma 3);
- Certificato medico attestante la gravità della disabilità;
- Eventuale documentazione che dimostri l’assenza di altri familiari in grado di provvedere all’assistenza.
Una volta ottenuta questa certificazione, si può presentare domanda di pensione anticipata all’Inps che assumerà altre informazioni. In particolare il parente assistito non deve risultare ricoverato presso una casa di riposo o in ospedale. Deve anche essere in vita e convivere con il caregiver al momento della concessione della pensione anticipata. Il decesso della familiare assistito fa venire meno il diritto alla pensione anche se questa è già stata richiesta.
Riassumendo…
- Solo alcuni lavoratori caregiver possono chiedere la pensione anticipata.
- Il grado di parentela è determinante per il diritto ad Ape Sociale.
- Il ruolo di caregiver deve essere riconosciuto dall’Asl.