Una rivolta senza bandiere
Per come la spiega Roy, dunque, quella a cui stiamo assistendo, quella di cui abbiamo paura, è una rivolta che non conosce bandiere, una rivolta che, se non ci fosse la bandiera nera dell’ISIS a sventolare sulle loro teste come un ossessionante martello che batte su un’incudine, si trasferirebbe in qualsiasi altra causa, sfruttata come strumento per giustificare la propria rabbia interiore. E Roy giustamente afferma che il vero problema francese non sia il Califfo che vive nel deserto siriano, bensì la rivolta di questi giovani e quello che questi giovani rappresentano.
La questione da porsi è la seguente: di cosa tratta questa guerra? Quali sono le sue origini? Rispondono a un
Islam che non può integrarsi perché non si riconoscerà mai nei valori occidentali o si tratta di un retaggio post-coloniale e di un rifiuto dei valori occidentali basati sul razzismo e sulla dominazione, che si riflette prevalentemente nel
conflitto israelo-palestinese? Forse, è un po’ più complesso di così. Roy parla di una rivolta generazionale e nichilista:
generazionale in quanto i protagonisti di questi atti orrendi sono esponenti
della seconda o della terza generazione di immigrati musulmani venuti a vivere in Europa.
Nichilista perché la religione, in realtà, non è altro che un
pretesto.