Il vuoto dentro
Da un punto di vista occidentale, fa notare Roy, il nichilismo di questi giovani attentatori è paragonabile al nichilismo di Hans Breivik e a quello di tutti quei ragazzi americani che un giorno si fanno girare il boccino, prendono un kalachmikov e fanno stragi nelle scuole. Freddamente, lucidamente, come se stessero andando a comprare una mela al supermercato. E’ un nichilismo senza religione né patria, generato da una frattura, da un qualche meccanismo che si rompe, dominato però sempre dallo stesso impulso: il rifiuto.
Risolvere i problemi interni
Sempre su Le Monde, in un intervento ripreso da Internazionale, Farhad Khosrokhavar parla anch’egli di un mancato riconoscimento in un’ideologia sana:
In Europa esiste un esercito di riserva di jihadisti formato dai giovani declassati delle città o dei quartieri popolari. Nel breve periodo si potrà lottare contro questo esercito di riserva con arresti e detenzioni, ma nel lungo periodo bisognerà neutralizzarlo con misure socio-economiche, far uscire dal ghetto i giovani e inventare una nuova modalità di urbanizzazione e di socializzazione. Questi giovani si identificano nel jihadismo più per ragioni identitarie e sociali che religiose, e l’islam diventa per loro il simbolo di una resistenza perché nessuna ideologia è più in grado di offrirgli un supporto emotivo e la sicurezza del sacro (dopo l’esaurimento delle ideologie di estrema sinistra).
Come a dire che forse, più dello sgancio delle bombe in Siria, i Paesi dovrebbero guardare di più in casa loro, per arginare questo fenomeno.