Per il lavoro in quota 100: si rischia anche per un giorno? La domanda è davvero d’obbligo. In quanto chi si ritira dal lavoro, grazie proprio all’uscita anticipata offerta dalla quota 100, ci sono dei limiti ben precisi da rispettare. Altrimenti si rischia la sospensione dell’erogazione del trattamento previdenziale.
Nel dettaglio, per i titolari di pensione con 62 anni e con 38 di contributi, i limiti e le restrizioni previste sono quelle legate alla cumulabilità dell’assegno previdenziale con i redditi da lavoro.
Per il lavoro in quota 100: si rischia anche per un solo giorno? Facciamo chiarezza!
In realtà non è proprio così in quanto per i percettori di pensione con 62 anni e con 38 di contributi versati lavorare è possibile. Ma solo se si tratta di redditi provenienti solo ed esclusivamente da prestazioni di lavoro autonomo occasionale. E comunque, per il lavoro in quota 100, nel limite massimo di 5.000 euro l’anno.
Questi limiti, nello specifico, sono stati introdotti per fare in modo che la quota 100 fosse una misura di pensionamento anticipato finalizzata a favorire in Italia il ricambio generazionale. Ma al riguardo, ed a conti fatti, per la misura non sono stati ottenuti i risultati sperati. O comunque quelli stimati dal Governo italiano nell’introdurre la misura in via sperimentale per tre anni.
Cosa succede al pensionato con 62 anni e con 38 di contributi se lavora a contratto?
Di conseguenza, non si rischia anche con un solo giorno di lavoro in quota 100. In quanto a fare la differenza è il tipo di contratto. Per esempio, la sospensione dell’assegno INPS è inevitabile se il lavoratore pensionato grazie ai 62 anni e 38 di contributi versati è occupato con un contratto di lavoro a tempo determinato.
O addirittura con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.