Il M5S fa lo sgambetto al governo, riforma pensioni appesa a un filo

Il Movimento 5 Stelle stacca la spina al governo Draghi e manda in malora i progetti di riforma pensioni 2023. Inevitabile il ritorno alla Fornero. Ma c’è anche di peggio.
2 anni fa
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pensioni

Il Movimento 5 Stelle fa lo sgambetto al premier Draghi che si dimette. Il governo entra in crisi e con esso tutti i programmi economici e finanziari da qui a fine anno. Compresa la tanto attesa riforma pensioni.

In questa situazione di profonda incertezza politica il tavolo di confronto avviato fra governo e parti sociali è destinato a finire. E il ritorno pieno alle regole Fornero senza deroghe è sempre più probabile.

Governo in crisi, riforma pensioni addio

Ma non solo. In ballo c’è anche Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna.

Tutte deroghe che prevedono il pensionamento anticipato riservato a determinate categorie di lavoratori. Queste termineranno la loro corsa il 31 dicembre 2022.

In assenza di interventi o proroghe e con la crisi di governo avviata, diventa difficile, se non impossibile, portare a compimento il programma di riforma delle pensioni tanto atteso da partiti e partiti sociali. Il rischio ora è che non si riesca neppure a fare una legge di bilancio con i dovuti crismi in caso di elezioni anticipate a settembre e si vada all’esercizio provvisorio. E il ritorno alla Fornero sarebbe inevitabile.

A rimetterci, dunque, sarebbero i lavoratori. Ma anche i pensionati che da questa sorprendente crisi politica avranno solo da rimetterci, visto che l’assenza di un governo impedirà il varo di quei provvedimenti economici urgenti tanto attesi per contrastare il carovita e l’inflazione.

Il ritorno alla Fornero

A questo punto viene da chiedersi cosa realmente potrebbe accadere dal 1 gennaio 2023. Il ritorno alle regole Fornero per tutti senza deroghe è quanto di più probabile attendersi. Per la gioia dei tecnocrati di Bruxelles e per i funzionari Ocse e i banchieri del Fmi che hanno sempre detto che in Italia si va in pensione prima che nel resto d’Europa.

Addio quindi ai buoni propositi di Quota 41 o della pensione a 62 anni con graduale penalizzazione.

Ma anche alla pensione a 64 col ricalcolo contributivo e alle varie proposte Inps, compresa quella più gettonata avanzata dal suo presidente Pasquale Tridico per un’uscita a tranches a basso impatto economico.

Inutile dire che la responsabilità di questa crisi che si sta aprendo sia tutta da imputare a un movimento politico che non ha saputo fare politica e, soprattutto, non ha tenuto conto degli interessi e delle esigenze dei lavoratori. Puntando in prevalenza, come sempre, sul reddito di cittadinanza che peraltro non è andato giù a nessuno: né agli italiani, né ai tecnocrati di Bruxelles.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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