Doccia fredda nella giornata di martedì per le borse mondiali. L’inflazione americana nel mese di agosto è solo di poco rallentata all’8,3% dall’8,5% di luglio. Su base mensili, l’indice dei prezzi al consumo ha continuato a salire dello 0,1%, mentre le attese erano per un calo dello 0,1%. Il mercato dei bond ha reagito male. Il Treasury a 10 anni è salito al 3,44%, mentre lo spread 10/2 anni è sprofondato martedì pomeriggio (ore italiane) al -0,30%. Sono stati segnali importanti per l’obbligazionario mondiale. Gli investitori si aspettano ancora una volta un maxi-rialzo dei tassi FED anche per settembre.
Tornando al mercato dei bond, la curva delle scadenze negli USA rimane invertita, pur meno di agosto. Sarebbe il risultato di aspettative pessimistiche sull’economia americana, a seguito proprio della stretta sui tassi. In altre parole, gli investitori credono che la lotta all’inflazione spingerà gli USA in recessione.
Mercato dei bond giù su tassi FED
Questo ha riflessi diretti sull’Eurozona e il resto del pianeta. Il cambio euro-dollaro è tornato sulla parità dopo il dato sull’inflazione USA, mentre era salito nelle ore precedenti a ridosso di 1,02. L’atteso maxi-rialzo dei tassi FED rafforza il dollaro, mentre spinge al rialzo anche i rendimenti sul mercato dei bond dell’Area Euro. I titoli di stato americani fanno sempre più concorrenza spietata a quelli d’Europa e Asia, inducendo gli obbligazionisti a pretendere rendimenti maggiori anche sugli altri mercati.
E poiché la BCE non può permettersi un euro troppo debole, rischiando di accentuare l’inflazione attraverso l’aumento dei costi per i prodotti importati, la stretta anche nell’unione monetaria dovrà essere necessariamente più drastica.