Da quasi un biennio non si registravano emissioni sovrane in Africa occidentale. La pandemia aveva colpito le finanze degli stati e messo KO economie domestiche già deboli. Alcune di queste sono andate in default: Zambia, Ghana ed Etiopia. Anche il Kenya rischia di saltare. Ma un paio di settimane fa il mercato dei “junk bond” in quest’area del pianeta è stato “scongelato” con un’emissione in dollari della Costa d’Avorio andata meglio delle previsioni. E due giorni fa è toccato al Benin, che ha raccolto sul mercato dei capitali internazionale 750 milioni di dollari, ricevendo ordini per 6 miliardi.
Alto rischio di credito
L’operazione è andata così bene che il Benin si è potuto permettere di offrire un bond della durata di 14 anni e con cedola 8,375%. In buona sostanza, il costo di emissione è stato all’incirca lo stesso del rendimento ivoriano con scadenza nel 2037. Con una differenza: il rating del Benin è un gradino sotto alla Costa d’Avorio. S&P e Fitch gli assegnano il giudizio B+, Moody’s B1.
Attesa per il taglio dei tassi
Il successo di questo “junk bond” conferma che il mercato è aperto ad inserire nei portafogli anche asset poco sicuri, in cambio di rendimento. In effetti, c’è attesa per il primo taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Ciò ha abbassato già i rendimenti dai massimi toccati in ottobre. L’inflazione sta rientrando nel mondo ricco e, pertanto, gli alti livelli di rendimento che si erano intravisti nei mesi passati appaiono sempre meno sostenibili.
I “junk bond”, letteralmente obbligazioni “spazzatura”, sono titoli del debito ad alto rischio. I rating sono “non investment grade”, cioè inferiori a BBB- per S&P e Fitch e a Baa3 per Moody’s. Nello specifico, il rating del Benin si colloca quattro gradini sotto l’ultimo livello “investment grade”.
Junk bond dai rendimenti non altissimi
Né il cambio può aumentarla, essendo il franco CFA legato all’euro da un tasso fisso. Quanto al debito estero a breve scadenza, invece, il rischio appare contenuto. A proposito, per il Benin è stato il primo bond in dollari. Ad oggi, ci sono state emissioni in euro. Ad esempio, la scadenza del 22 gennaio 2035 e cedola 4,95% (ISIN: XS2366832496) si acquistava ieri a quasi 81 centesimi, in rialzo del 2,4% sul buon esito dell’emissione. Il rendimento si attestava intorno al 7,50%, che obiettivamente sembra poco per un paese ad alto rischio default.