Ieri, il Tesoro non ha soltanto registrato ordini plurimiliardari per il BTp Valore 2030 nel corso della terza giornata del collocamento, ma altresì incassato altri 9,75 miliardi di euro attraverso l’emissione di tre bond a medio-lungo termine in asta. Due di questi erano nuove scadenze, cioè prime tranche. Si è trattato del nuovo BTp a 5 anni, scadenza 1 luglio 2029 e cedola 3,35% (ISIN: IT0005584849), e del nuovo BTp a 10 anni con scadenza 1 luglio 2034 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005584856). I due titoli hanno portato nelle casse dello stato 8,25 miliardi.
Risultati dell’asta di ieri
Il nuovo “benchmark” quinquennale ha esitato un prezzo di aggiudicazione di 99,82 centesimi, poco sotto la pari. Ad esso è corrisposto un rendimento lordo alla scadenza del 3,41%. L’attuale riferimento con scadenza in data 1 febbraio 2029 e cedola 4,10% offriva nelle stesse ore all’incirca il 3,38-3,39%. Per questo possiamo considerare l’emissione un successo. Gli ordini hanno ammontato a 5,268 miliardi, pari ad un rapporto di copertura di 1,40.
Quanto al nuovo BTp a 10 anni, il prezzo di aggiudicazione è stato anch’esso sotto la pari e sostanzialmente simile a quello della scadenza più corta: 99,80 centesimi. Il rendimento lordo corrispondente è stato del 3,91%. Considerate che il decennale sul secondario viaggiava nel frattempo al 3,88-3,89%, a fronte di una scadenza più corta di quattro mesi e di una cedola più alta al 4,20%. Anche in questo caso, quindi, un esito alquanto positivo. La domanda è stata di 6,107 miliardi, 1,36 volte l’importo offerto.
Rendimento lordo, netto e reale
Per quanto visto, il nuovo BTp a 10 anni rende esattamente mezzo punto percentuale (0,50%) in più del nuovo BTp a 5 anni. Del resto, queste sono le medesime distanze sul mercato secondario. All’apice toccato dai rendimenti italiani nell’ottobre scorso, il premio offerto dal decennale sul quinquennale sfiorava i due terzi di punto percentuale.
Una cedola annuale lorda del 3,85% corrisponde al 3,37% al netto della ricevuta fiscale. E tenuto conto dell’imposta di bollo dello 0,20% sul conto titoli, la cedola netta effettiva viaggia sotto il 3,20%. E ancora dovremmo considerare anche l’inflazione italiana attesa nel prossimo decennio. Per quanto non abbiamo calcoli puntuali su un orizzonte temporale così lungo, otteniamo che il rendimento netto reale del nuovo BTp a 10 anni viaggerebbe mediamente in area 2%.
Possibile apprezzamento per il nuovo BTp a 10 anni
Non è detto che dovremmo portare il bond a scadenza. Rivendendolo prima, ci riprenderemmo il capitale investito. Il rischio, tuttavia, è che possiamo incorrere in perdite, qualora la quotazione di mercato scendesse. In una fase di rendimenti nominali attesi in calo, immaginiamo che dovrebbe accadere il contrario, perlomeno in un arco di tempo medio-lungo (2-3 anni). Salvo sorprese, quindi, risulterebbe possibile disinvestire con profitto o perlomeno evitando perdite. Ma l’uso del condizionale non è dovuto una formalità lessicale, bensì dà il senso dell’incertezza che sempre circonda le previsioni sul futuro.