Il 2021 ha registrato il boom dell’edilizia, con la produzione in rialzo del 24,3%, stando al dato corretto per gli effetti del calendario. Secondo l’ISTAT, le perdite accusate nel 2020 non solo sono state colmate, ma addirittura i livelli produttivi superano del 14,3% quelli del 2019, salendo ai massimi dal 2012. Effetto Superbonus, diremmo. Gli incentivi statali al settore hanno dato i loro frutti, tra cui il bonus facciate e il bonus ristrutturazione. Ma questo è il passato, perché il settore sta vivendo una fase di quasi totale paralisi provocata dal governo Draghi.
Tutto inizia con il decreto anti-frodi del novembre 2021, quando nel tentativo di frenare le truffe ai danni dello stato l’esecutivo varò il decreto legge n.156/2021 con cui strinse le maglie. A inizio febbraio, la botta: stop alle cessioni del credito plurime. Nel frattempo, Cassa depositi e prestiti e Poste Italiane, entrambe società dello stato, chiudevano le rispettive piattaforme per acquisire i crediti d’imposta. Settimane di tempo sono andate perdute anche per attendere la pubblicazione dei nuovi prezziari, salvo scoprire che i massimali sono stati innalzati del 20% per tenere conto dell’aumento dei prezzi delle materie prime.
Il Superbonus ha smesso di funzionare a partire da novembre e si è inceppato gravemente a gennaio tra gli annunci confusi del governo anche sugli aspetti legali legati alle eventuali truffe. Non erano chiari fino al Consiglio dei ministri di venerdì scorso i rischi in capo ai cessionari per l’acquisizione di crediti rivelatisi frutto di operazioni truffaldine. Il risultato di tanta confusione è stato il fermo dei cantieri. Le ditte di costruzione non hanno avviato i lavori sulle fatture emesse con lo sconto in fattura, temendo di non riuscire a monetizzarle, cioè di non trovare banche disponibili ad accollarsi la cessione del credito. A loro volta, non avendo la certezza di poter cedere a terzi tali crediti, le banche hanno effettivamente spesso in molti casi di finanziare le ditte.
Superbonus, cantieri fermi e ditte al collasso
Da mesi, gli operatori del settore lamentano il prosciugamento della liquidità. Dopo mesi di boom di lavori e di circolazione del denaro, il meccanismo è stato inceppato dal governo Draghi. Molte ditte più giovani, magari nate proprio per sfruttare il Superbonus e non necessariamente dedite al malaffare (cogliere le opportunità di un nuovo business è del tutto lecito e normale in un libero mercato), hanno dovuto chiudere subito battenti. Proprietari di case singoli e appartamenti restano in attesa dell’avvio o del completamento dei lavori. Uno scenario triste, che si poteva evitare e che non eviterà in sé il realizzarsi di nuove truffe. Il grosso di esse è avvenuto per mezzo del bonus facciate, sprovvisto delle asseverazioni necessarie con il Superbonus.
Il governo Draghi si è dato una zappa sui piedi, contribuendo al rallentamento dell’economia italiana. L’edilizia concorre a formare il PIL per circa l’8%. Un fatturato annuo medio sui 140 miliardi. Il Superbonus ha inciso in misura non marginale al rimbalzo del PIL nel 2021 e potrebbe continuare a farlo quest’anno. Ma se il compito del governo sembra di mettere i bastoni tra le ruote a chi lavora, si rischia di passare dal boom al tracollo. Anche perché la cessione del credito, al di là delle limitazioni numeriche, ha successo solo se alla base vi è l’ingrediente della fiducia. Accetteresti in pagamento una moneta che non sai se ti verrà riconosciuta dallo stato? I ministri tecnici hanno commesso troppi errori, rivelandosi persino meno affidabili dei loro colleghi politici. E obiettivamente sembrava un compito impossibile.