I recenti boom delle valute crypto stanno accendendo l’interesse di un numero crescente di italiani, notoriamente risparmiatori conservatori, poco inclini a impiegare la liquidità in asset finanziari complessi e dai meccanismi anche solo parzialmente ignoti. Ma i guadagni realizzati da alcuni token digitali sono stati così stratosferici quest’anno, che non è più facile fingere di non vederli. A maggior ragione che il mercato a reddito fisso (obbligazioni) continui a fruttare poco o sottozero, malgrado il boom dell’inflazione. E il mercato azionario, almeno a Wall Street, appare un po’ iper-comprato.
Quale portafoglio crypto possiamo immaginare di creare per cercare di sfruttare a nostro vantaggio il trend? La prima seria decisione consiste in quanto investire. Trattandosi di asset ad oggi molto volatili, il suggerimento che arriva dal mondo degli esperti sarebbe di dedicarvi solamente la cifra che vi potreste permettere di perdere anche interamente senza subire problemi di natura finanziaria.
Portafoglio crypto, ecco qualche criterio di scelta
Una volta scelto l’importo, non resta che suddividerlo tra le numerose crypto esistenti. Sono migliaia, ma non tutte uguali. Alcune oramai tendono ad essere accettate e diffuse tra i portafogli istituzionali. Parliamo principalmente di Bitcoin ed Ethereum, che insieme capitalizzano qualcosa come 1.800 miliardi di dollari, il 60% dell’intero mercato mondiale delle crypto. Si mostrano anch’esse volatili rispetto agli asset tradizionali come azioni e obbligazioni, ma pur sempre meno di tante altre e, soprattutto, offrono maggiori garanzie sul fronte della sicurezza informatica contro gli attacchi hacker.
Quest’anno, Bitcoin ha messo a segno rialzo superiori al 125%, salendo fino a un massimo di quasi 69.000 dollari nelle sedute passate. Ma ancora meglio ha fatto Ethereum, che ha guadagnato dall’inizio dell’anno qualcosa come circa il 540%, salendo sopra gli attuali 4.700 dollari.
Ma Shiba Inu si mostra, così come tutte le altre crypto prettamente speculative, non solo molto volatile, bensì pure difficile da gestire in fase di compravendita. Non sarebbe per niente semplice liquidare la propria posizione per monetizzare guadagni virtuali stellari. E questo per via dei mercati poco liquidi che caratterizzano le emissioni più sconosciute e apparentemente promettenti. Per questo, il portafoglio crypto dovrebbe essere composto essenzialmente da token più popolari e solidi come Bitcoin ed Ethereum, lasciando una porzione marginale (10%?) ai token più rischiosi di tendenza.
L’opinione di Crypto Smart
Abbiamo chiesto a Claudio Baldassarri, fondatore di Crypto Smart (www.cryptosmart.it), prima piattaforma domestica interamente italiana e con sede fiscale in Italia, di spiegarci quale possa essere a suo avviso il portafoglio crypto ideale per un piccolo investitore italiano.
Per la nostra filosofia, non possiamo che suggerire di investire una piccola quantità in questi coin, ma soprattutto suggeriamo di leggere attentamente cosa c’è dietro a ciascun progetto, le sue peculiarità che possa farlo emergere alla lunga rispetto agli altri.
Anche per gli addetti ai lavori, quindi, non tutte le crypto sono uguali. Quando si parla di “progetto”, Crypto Smart fa evidentemente riferimento alla caratteristiche tecniche, all’infrastruttura digitale che vi sta dietro e alle finalità dichiarate dagli emittenti. Bitcoin si caratterizza, come ormai è ben noto, per il tetto alla quantità dell’offerta in circolazione, fissato in 21 milioni di token.