Il 2018 si è chiuso per il cacao con prezzi in crescita del 25%, a causa dello squilibrio tra domanda e offerta. Quest’anno, le cose stanno andando piuttosto diversamente, se si considera che le quotazioni dei futures si aggirano all’incirca sugli stessi livelli di apertura del 2019, al momento attestandosi in area 2.370 dollari per tonnellata. Questo, perché contrariamente alle previsioni dei mesi scorsi, le notizie che stanno arrivano dall’Africa Occidentale, cuore del raccolto dei chicchi di cacao nel mondo, sono tutte d’impronta positiva.
Le esportazioni ivoriane in questi primi mesi dell’anno sono aumentate del 14% tendenziale. Insomma, il timore di un eccesso di domanda sembra essere stato allontanato, anche se le Isole Salomone continuano a ritenere alla portata un’impennata dei loro prezzi, che li spinga ai massimi toccati nel 2011, quando superarono i 3.800 dollari, sperando persino che possano sfondare la soglia dei 4.000, nel caso in cui il raccolto in Ghana scendesse per effetto della diffusione di un virus ai danni delle piante.
Basse entrate per gli agricoltori
Che l’equilibrio, tuttavia, sia instabile lo dimostrerebbero gli stessi numeri snocciolati in questi giorni da COCOBOD, l’ente pubblico ghanese che si occupa di gestire la produzione e di mediare tra gli agricoltori e gli acquirenti. Il ceo Joseph Boahen Aidoo lamenta le basse remunerazioni in favore dei primi, notando come la filiera mondiale del cacao valga complessivamente 100 miliardi di dollari, mentre Ghana e Costa d’Avorio percepiscono in tutto appena 6 miliardi, il 6% e a fronte di una produzione di non meno del 60%.
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Sempre secondo il manager, uno dei principali rischi per la sopravvivenza di questa industria nell’Africa Occidentale è rappresentato dalla tentazione di un numero crescente di agricoltori di cedere le terre ai minatori illegali di oro.