Farsi un caffè a ogni momento della giornata è un rito in Italia. E presto rischia di costarci molto più caro. Il prezzo del caffè sui mercati è lievitato enormemente negli ultimi mesi, segnando un rialzo di oltre il 60% quest’anno. La quotazione si è attestata ieri a 1,96 dollari per libbra. Traducendo in kg, siamo sui 4,33 dollari, ai massimi dall’estate del 2014.
Il Brasile fornisce al mondo quasi la metà di tutta la qualità Arabica richiesta. Il raccolto quest’anno è stato molto deludente: appena 2,1 milioni di tonnellate, circa il 30% in meno rispetto al 2020.
Il prezzo del caffè, dunque, si è portato sui 2 dollari per libbra contro i poco più di 1 dollaro dell’autunno scorso. Nel frattempo, lo stesso dollaro si è rafforzato contro l’euro, un fatto che contribuisce ad aumentare i costi a carico delle aziende importatrici. Questione di tempo prima che i rincari siano trasferiti ai consumatori. E data l’entità, sembra scontato che accada. Complice anche la carente disponibilità della manodopera nei campi in tempi di “lockdown”, la carenza dei chicchi rischia persino di accentuarsi nei prossimi mesi.
Prezzo del caffè al bar e fattore qualità
Ma Starbucks ha rassicurato i clienti che non ritoccherà il prezzo del caffè in tazzina venduto attraverso i negozi della sua catena. La multinazionale americana ha fatto sapere di potersi permettere di non aumentare i prezzi, grazie all’uso di una strategia per cui gli acquisti di caffè avvengono con largo anticipo. Ad ogni modo, se una tazzina di caffè al bar costerà tanto quanto, malgrado i rialzi, aspettatevi un peggioramento della qualità.
Arabica è quella migliore, mentre Robusta è più scarsa. Quest’ultima costa ancora 1,90 dollari al kg, ma in crescita anch’essa del 45% quest’anno. La qualità del caffè al bar dipende sostanzialmente dalla miscela che si utilizza: più alta la quantità di Arabica, maggiori la qualità e il prezzo.