Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha espresso il timore che il prezzo dell’energia elettrica possa esplodere presto del 40%. E ciò, nonostante il governo Draghi abbia stanziato 1,2 miliardi di euro per contenere i rincari delle bollette al 10%. Il prezzo del petrolio si è impennato quest’anno del 40%, salendo in area 70-75 dollari. Le quotazioni sono trainate dalla ripresa della domanda dopo lunghi mesi di consumi in crollo verticale per via delle restrizioni imposte dai governi contro il Covid.
E poi c’è la difesa dell’ambiente.
Prezzo dell’energia su, l’ambientalismo costa
Questo sistema di aste è finalizzato ad incentivare il disinquinamento. Chi inquina meno, viene pagato da chi inquina di più. E di anno in anno, le quote di inquinamento massimo consentite dalla UE sono volutamente abbassate per raggiungere gradualmente l’obiettivo di tagliare le emissioni inquinanti del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di centrare la neutralità carbonica entro il 2050. L’altra faccia della medaglia è quella a cui stiamo assistendo in questi mesi: prezzo dell’energia alle stelle.
Facciamo tutti presto ad applaudire Greta Thunberg. All’atto pratico, le ricette per ridurre l’inquinamento velocemente hanno un costo, che ricade sulle famiglie. La stangata in bolletta sarebbe l’ultimo avvenimento di cui avremmo bisogno in una fase delicata come questa di rimbalzo del PIL dopo il Covid.
L’Italia è particolarmente esposta al problema, non possedendo materie prime con cui attutire il colpo. Finora, abbiamo beneficiato di tassi d’inflazione nettamente più bassi della media europea e, soprattutto, di economie come la Germania. Il rischio è che dissipiamo questo vantaggio, finendo per subirne le conseguenze sulle esportazioni, una voce fondamentale per la nostra economia nell’ultimo decennio.