Il reddito di cittadinanza, se vogliamo, è un po’ un surrogato di quello che alcuni teorici definiscono come “universal basic income” (reddito universale di base), già sperimentato (nella sua versione originale) in alcuni Paesi del mondo. Soprattutto Canada, Finlandia e Germania.
Sono in molti a pensare che un reddito universale, a favore di tutti i cittadini, presto o tardi, sarà necessario, e questo avrà delle ripercussioni positive anche in termini di lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico.
Reddito di cittadinanza e Reddito Universale di base, quali sono le differenze?
Il reddito universale di base, sostanzialmente, consiste in un pagamento mensile incondizionato che tutti ricevono, indipendentemente dall’età, dal reddito o dall’occupazione.
A differenza del reddito di cittadinanza, non si tratta di un sussidio a favore dei bisognosi, di chi non riesce a trovare un’occupazione. Sempre in linea torica, l’universal basic income scardina il classico sistema “lavoro / reddito / consumi. In poche parole, la logica di un reddito non è legata a quella di un lavoro.
Strano forse a sentirsi, ma questa idea nasce dal fatto che molti lavori, inevitabilmente, saranno destinati a scomparire. Le tecnologie prenderanno il posto del lavoro manuale e il reddito universale, in quest’ottica, sarà necessario.
“universal basic income”, Cosa c’entra la crisi climatica?
Queste teorie si legano ad un altro importantissimo aspetto, quello del cambiamento climatico e della transizione energetica. Ma per quale motivo? La transizione ecologica non può essere soltanto una questione di tecnologie. A cambiare, in primis, dovrebbe essere anche la cultura umana, che, oggi più che mai, è vocata al consumo.
In questo senso, dunque, il reddito di cittadinanza, se opportunamente riprogettato, potrebbe scardinare questa catena (lavoro / reddito / consumo). Consumi che potrebbero così essere ridotti drasticamente.
Sebbene a primo impatto potrebbe sembrare controintuitivo, esistono già alcune evidenze. Come già detto in apertura, alcuni stati (come ad esempio il Canada e la Finlandia) hanno attivato, in via del tutto sperimentale, questa nuova logica di reddito. I risultati sono stati chiari.