Il reddito di emergenza di cui tanto si è parlato per disoccupati ed ex lavoratori in nero non sarà presente nel decreto maggio. Attenzione, prima che si diffondano allarmismi infondati chiariamo subito che il governo non ha dimenticato gli aiuti per disoccupati o per chi non era in regola. Solo che, dagli ultimi confronti, è emersa la necessità di stabilire un contributo a tempo, dunque soggetto a scadenza. Che cosa cambia?
Contributo per disoccupati e lavoratori in nero: non sarà un reddito strutturale
Il reddito di emergenza serviva a fornire un aiuto economico alle famiglie in difficoltà rimaste escluse dagli altri bonus.
Chiamarlo “contributo” servirebbe proprio a chiarire che si tratterebbe, come per il bonus autonomi e partita IVA, di un aiuto strettamente legato all’emergenza attuale e, quindi, a tempo. Non sarà ripetuto dopo la fine della pandemia. Non è, dunque, in questo senso, equiparabile al reddito di cittadinanza.
La richiesta di questa nuova formulazione non fuorviante è stata inoltrata da Italia Viva e PD. Non viene chiarito però nel decreto quanto durerà il contributo di emergenza. Secondo le ultime versioni la durata complessiva dovrebbe essere di due mensilità. Proprio come per il bonus partita IVA dovrebbe essere sufficiente una sola domanda: se non cambiano i requisiti dopo la prima erogazione, la seconda avverrà in automatico. Ma modalità e tempistiche sono ancora in parte da definire. Sembra che saranno i Comuni a provvedere alle erogazioni in base alla competenza territoriale delle richieste. Ma su questo il dibattito è aperto.
Sono in molti ad attendere aggiornamenti: stando alle stime la misura dovrebbe interessare circa 2,5 milioni di persone, distribuiti in un milione di nuclei familiari. Le risorse stanziate, salvo successive integrazioni, arrivano ad un miliardo.
Ricordiamo di seguito i requisiti che dovrebbero restare confermati:
- residenza in Italia;
- ISEE non superiore a 15.000 euro;
- reddito familiare non superiore al contributo di emergenza;
- patrimonio immobiliare riferito al 2019 non superiore ai 10.000 euro (soglia aumentabile di 5.000 euro per ogni componente del nucleo familiare fino a un tetto massimo di 20.000).