L’Arabia Saudita si accinge a incaricare alcune banche d’affari per il collocamento sui mercati internazionali di un nuovo bond in dollari dall’importo di 5 miliardi. La notizia è trapelata dagli ambienti che gestiscono il dossier, secondo i quali l’operazione dovrebbe avvenire in queste settimane, probabilmente entro la fine di gennaio. Non si hanno ulteriori informazioni, come sulla scadenza delle obbligazioni. Sappiamo, invece, che a sorpresa il regno si sia tenuto fuori dai mercati internazionali nel corso della seconda metà del 2020, optando per rivolgersi esclusivamente agli investitori domestici.
L’emissione punta a raccogliere capitali per tamponare l’alto deficit statale, provocato dal collasso delle quotazioni petrolifere. Questi si è attestato al 10,6% del PIL nel 2020 e dovrebbe scendere al 6% quest’anno. Il debito pubblico saudita è relativamente basso, poco sopra il 30% del PIL, ma in forte accelerazioni negli ultimi anni. Stava sotto il 10% fino alla crisi del greggio del 2014. Elevate le valutazioni delle agenzie di rating, pur in calo da tempo: A- per S&P, A per Fitch e A1 per Moody’s.
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Bond sauditi in dollari in calo negli ultimi mesi
Il rischio sovrano è effettivamente molto basso. Riad disponeva alla fine di novembre riserve valutarie per 446,6 miliardi di dollari, in calo di circa 55 miliardi nell’anno, ma pur sempre pari oltre la metà del PIL del regno. Il principale rischio rimane legato alle variazioni delle quotazioni del Brent, materia prima che incide ancora per quasi i due terzi delle entrate fiscali.
Quanto alle attuali emissioni in dollari, abbiamo il titolo con scadenza 22 ottobre 2025 e cedola 2,90% (ISIN: XS2159975619) a rendere l’1,23%. Sulle lunghe scadenze, troviamo il bond 16 gennaio 2050 e cedola 5,25% (ISIN: XS1936302949) al 3,16% e in calo del 10% da agosto. Perde oltre il 9% anche il bond 22 aprile 2060 e cedola 4,50% (ISIN: XS2159975882), che offre il 3,38%.
Riad è un leader sul mercato petrolifero mondiale con un’offerta potenziale massima giornaliera pari a circa il 12% del totale. Nei giorni scorsi, ha annunciato che taglierà le sue estrazioni di febbraio e marzo di 1 milione di barili al giorno per sostenere le quotazioni internazionali. Il costo dell’iniziativa dovrebbe risultare assai inferiore a quello che appare, proprio in virtù della risalita delle quotazioni già avvenuta a seguito dell’annuncio. Il calo dei prezzi dei bond in dollari sarà stato solo parzialmente dovuto al maggiore rischio sovrano percepito dagli investitori nel puntare sul debito saudita, dipendendo in larga parte dall’indebolimento del dollaro e la contestuale risalita dei rendimenti americani. Questi ultimi stanno rendendo relativamente meno appetibili le obbligazioni concorrenti denominate in dollari.
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