Il rischio di un’invasione russa dell’Ucraina si va affievolendo dopo le aperture di Mosca alla via diplomatica per risolvere le tensioni geopolitiche con l’Occidente. Tuttavia, lo scenario bellico non sembra abbia spaventato granché JP Morgan, che l’altro ieri ha annunciato che i bond ucraini saranno inseriti nel suo indice GBI-EM dedicato ai titoli governativi emergenti a partire dal prossimo 31 marzo. A loro sarà assegnato un peso dello 0,12%. Considerato che l’indice impieghi 225 miliardi di dollari di liquidità, gli afflussi di capitali passivi a Kiev ammonterebbero a 270 milioni nell’arco dei mesi.
Sembra poca roba, ma per i bond ucraini è una notizia importante. Essa svela che la grande finanza americana non voglia affatto abbandonare il paese per paura di una guerra. Negli ultimi mesi, il tracollo dei prezzi è stato drammatico. La scadenza sovrana 1 settembre 2023 e cedola 7,75% (ISIN: XS1303921487), denominata in dollari USA, è passata da una quotazione di oltre 108 a settembre a meno di 87 centesimi a San Valentino. Ieri, risaliva a quasi 94 centesimi. Il rendimento lordo restava elevatissimo: 12,8%.
Bond ucraini, spread in netta crescita
Tanto per offrirvi un raffronto, il bond bielorusso in scadenza il 28 febbraio 2023 e con cedola 6,875% (ISIN: XS1634369067) ieri scambiava a 96 centesimi, offrendo l’11,3%. E Minsk è sotto embargo dall’Occidente, a differenza dell’Ucraina, paese amico di USA ed Unione Europea. Sei mesi fa, gli stessi bond ucraini rendevano poco più del 4% contro oltre il 7% di quelli bielorussi. Lo spread tra i due è passato da 300 punti base a sfavore dei secondi a 150 a sfavore dei primi. E’ evidente che sia stato il rischio di un’invasione russa ad allarmare i mercati.
Prendiamo il decennale, sempre in dollari, scadenza 25 settembre 2032 e cedola 7,375% (ISIN: XS1577952952). A una quotazione di poco superiore agli 80 centesimi, ieri offriva il 10,75%. Lo spread con il Treasury è salito a 870 punti base dai 490 di settembre, quando il bond toccò i suoi massimi recenti.