BTp sotto pressione, con lo spread a 10 anni sopra 250 punti base e il rendimento decennale ad essersi portato a oltre il 2%. La sentenza della Corte Costituzionale tedesca inferisce sui nostri titoli di stato già debole a partire da metà febbraio, quando si registrarono i primi casi di contagio da Coronavirus in Lombardia. A farne maggiormente le spese sono stati i bond con scadenze più lunghe, data l’elevata duration ad accrescerne la volatilità sui mercati. E il bilancio si fa pesante per il BTp marzo 2067 e cedola 2,80% (ISIN: IT0005217390), che proprio a febbraio aveva rivisto i massimi storici toccati nel settembre scorso, sfiorando la quotazione di 121.
La Corte Costituzionale tedesca salva a metà il QE della BCE, per BTp notizia non buona
Nella mattinata odierna, il prezzo si attestava a 98 centesimi. In termini di rendimento, oggi offre il 2,90%. Pensate solamente che il bond austriaco che scade nel lontanissimo 2117 e che reca cedola 2,10% (ISIN: AT0000A1XML2) attualmente rende lo 0,65%, meno del nostro BTp a 2 anni, che si attesta su un rendimento dello 0,85%. Chi aveva inserito il titolo tricolore – ribattezzato “Matusalemme” dalla stampa per via della sua durata – in portafoglio nei mesi scorsi, adesso si ritrova a fare i conti con perdite virtuali abbondanti. Tuttavia, la storia dello stesso bond invita a non eccitarsi troppo nelle fasi rialziste e a non deprimersi eccessivamente in quelle ribassiste.
Cala il prezzo, sale il rendimento
Se, invece, qualcuno intendesse acquistarlo oggi, effettivamente il momento appare propizio, per quanto siamo lontani dai minimi storici toccati nell’autunno del 2018, quando infuriavano le tensioni tra Roma e Bruxelles sul deficit. Allora, la quotazione arrivò a 77 centesimi. Rispetto ad essa, quindi, vi sarebbe un margine di ulteriore discesa di 20 punti percentuali sul quale potremmo confidare per comprare a costi quanto più bassi possibile, sempre che i minimi non vengano aggiornati in uno scenario di esplosione della crisi fiscale italiana in corso.
Alle quotazioni attuali, possiamo ben dire che ad essere lievitato di parecchio rispetto a febbraio è il peso della cedola. Se oggi acquistiamo il BTp 2067 a 98 centesimi, incassiamo un tasso annuale del 2,80%, il quale rapportato all’investimento sale a un rendimento effettivo del 2,86%. A questo si aggiunge il circa 2% in più di capitale che ci verrebbe rimborsato alla scadenza, quando il pagamento del Tesoro sarà alla pari. Quando, invece, la quotazione si attestava sopra 120 centesimi, il peso della cedola rispetto all’investimento era del 2,32%, cioè di circa mezzo punto percentuale in meno.
BTp 2067: cala l’interesse del mercato, sale il rendimento
A conti fatti, chi oggi inserisce il BTp 2067 in portafoglio si porta a casa un flusso di reddito annuale del 2,86% dell’investimento. E poiché la scadenza è lontana, si può riporre sufficiente fiducia che fino ad allora il saliscendi delle quotazioni offrirà opportunità assai ghiotte di rivendita anticipata a prezzi superiori a quelli di acquisto, di fatto fruttando una plusvalenza, che si andrebbe a sommare alla cedola piuttosto interessante offerta oggi da questo bond. A meno di non temere scenari apocalittici, come la ristrutturazione del debito pubblico italiano o il ritorno alla lira, questo titolo si mostra appetibile per chi volesse impiegare fruttuosamente liquidità in eccesso, senza patemi d’animo e senza un previsto fabbisogno da qui ai prossimi anni.