Il trading online fa esplodere le contraddizioni di una finanza assistita da governi e banche centrali

Robinhood e altre piattaforme di negoziazione sono finiti nell'occhio del ciclone per le limitazioni imposte agli utenti. Nel Congresso è sentimento bipartisan contro la linea "suggerita" dai fondi speculativi.
4 anni fa
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Trading online, Robinhood nel mirino

Robinhood è finito nell’occhio del ciclone dopo la decisione di giovedì scorso, con la quale ha sospeso per gli utenti la possibilità di acquistare nuove azioni di 50 società, consentendo ai trader solamente di venderle. Ieri, ha ridotto la lista a 8 titoli, tra cui AMC, GameStop, Nokia e BlackBerry. Di queste società potrà essere acquistato solamente fino a un certo numero di azioni, mutevole potenzialmente nel corso della seduta. Coloro che posseggono già un quantitativo superiore ai limiti fissati, tuttavia, non saranno soggetti a vendite o chiusure forzate delle loro posizioni.

L’ammorbidimento delle restrizioni contro il trading online è arrivato dopo che la deputata democratica Alexandria Ocasio-Ortez, in qualità di membro della Commissione Finanze della Camera, aveva annunciato l’apertura di un’indagine del Congresso a carico di Robinhood e altre piattaforme, che hanno limitato fortemente l’operatività degli utenti successivamente al boom dei prezzi di alcuni titoli azionari, particolarmente di GameStop. Il fenomeno è stato legato al forum WallStreetBets di Reddit, in cui gli utenti avrebbero concordato acquisti in massa dei titoli più “shortati” dell’indice Russell 3000, provocando perdite ingenti a carico degli investitori ribassisti, specie “hedge fund”. Questi hanno dovuto chiudere in fretta le loro posizioni per limitare i danni, dando vita a quello che nel gergo finanziario si chiama “short squeeze”, vale a dire acquisti degli “short sellers”, che amplificano i rialzi dei prezzi.

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Congresso verso un’indagine a carico delle piattaforme

Un trader di Robinhood ha annunciato l’apertura di una class action contro la piattaforma nel Distretto Sud di New York. Ocasio-Ortez ha fatto presente su Twitter che oltre la metà dei trader iscritti a Robinhood sarebbe in possesso di azioni GameStop, ragione per cui lo stop alle negoziazioni avrebbe provocato danni a moltissimi piccoli investitori.

Stranamente, in un clima di scontro tra maggioranza e opposizione come forse mai nella storica americana dopo i fatti di Capitol Hill, le dichiarazioni dell’esponente democratica hanno ricevuto l’appoggio di rappresentanti repubblicani, tra cui Ted Cruz, deputato dell’ala destra del GOP e noto per le sue posizioni “market friendly”.

Ed Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla, ha twittato favorevolmente all’apertura di un’indagine a carico delle piattaforme di trading, sostenendo la necessità, addirittura, di vietare le vendite allo scoperto.

Non puoi vendere case che non hai, non puoi vendere auto che non hai, ma puoi vendere azioni che non possiedi. Questa è una str****ta, le vendite allo scoperto sono una truffa. Legali solo per ragioni inutili.

Al Congresso, c’è irritazione per quanto sia accaduto. Tra i deputati della Camera si borbotta contro i fondi speculativi, i quali non possono pretendere di essere al contempo “giocatori e arbitri” della partita. E se la SEC, la Consob americana, ha chiarito che potrebbe aprire un’indagine per capire se dietro ai rialzi eccessivi di alcuni titoli vi sia stata manipolazione del mercato, reato punito dalla legislazione USA, sembra essere arrivati al “redde rationem” tra autorità federali e parte stessa del mercato. E stavolta, la politica a stelle e strisce starebbe iniziando a comprendere la portata di quanto stia accadendo.

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Colpi di coda della crisi del 2008

L’eccesso di liquidità iniettata dalla Federal Reserve dopo il 2008 ha inondato i mercati finanziari, sostenendo il boom dei corsi azionari e obbligazionari. Le azioni sono rincarate e i rendimenti obbligazionari sono crollati. I detentori di grosse quantità di assets, cioè quell’1% più ricco della popolazione americana, ha beneficiato del rally ormai ultradecennale, aumentando il distacco con il resto degli americani, tra cui serpeggia non a caso un fortissimo malcontento per come l’economia USA sia stata gestita dopo la crisi finanziaria di ormai 12-13 anni fa.

Le banche d’affari furono salvate a carico dei contribuenti con un maxi-piano del governo prima e stimoli monetari subito dopo. Adesso che il trading online starebbe rendendo possibile a un gruppo più numeroso di trader di partecipare ai benefici del boom azionario, ecco che gli stessi fondi speculativi invocano protezione legale contro le “aggressioni” dei parvenu della finanza.

Intendiamoci, acquistare titoli dai fondamentali malmessi o inveire contro le vendite allo scoperto è una sciocchezza, che alla fine si ritorcerà contro gli stessi piccoli trader. Ad ogni modo, chi decide se un titolo debba o non debba più essere acquistato perché sopravvalutato? E’ corretto che le limitazioni si applichino solamente quando a beneficiare di un dato boom siano gli investitori retail e mai quando si tratti degli istituzionali? Il trading online va bene quando gli iscritti ci rimettono spesso le penne per via della faciloneria con cui si approcciano a questo mondo, mentre non s’ha da fare quando questi riescono causalmente a vincere una scommessa contro i giganti di Wall Street?

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I rischi sociali s’intensificano

Qui, in gioco ci sono due cose: la credibilità del mercato, anzi dell’assetto istituzionale e non soltanto americano; la tenuta sociale. Se i “piccoli” iniziassero a percepire che le regole siano interpretate solamente a favore di alcuni e contro altri, inizieranno a restare fuori dalla sfera finanziaria, rifugiandosi con ogni probabilità nelle alternative offerte dall’economia reale. E questo genererebbe anche sfiducia verso la capacità e la volontà delle istituzioni di tutelare tutti in egual modo e di consentire a tutti di conseguire il massimo benessere, date le condizioni di partenza.

In un Occidente sempre più lacerato tra élite e popolo, gli accadimenti di questi giorni in borsa appaiono un segnale piuttosto allarmante sulla capacità di contagio che questo scontro starebbe dimostrando di possedere persino in un mondo ad oggi ritenuto quasi un blocco monolitico contro le vicissitudini esterne.

La tecnologia, alias i social, stanno rendendo anche qui possibile quello che un tempo non era immaginabile: il tam tam mediatico per coordinarsi contro qualsivoglia obiettivo. Così come siamo arrivati alla chiusura dei social ai danni di un presidente uscente degli USA, stiamo andando verso restrizioni crescenti per i trader comuni e l’oscuramento delle loro opinioni sui forum online?

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

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