Il primo semestre del 2022 è stato per la borsa americana il peggiore dal 1970. L’indice Dow Jones ha ripiegato del 16%. E durante la scorsa settimana, il Treasury a 10 anni è tornato sotto il 3% di rendimento, scendendo persino sotto 2,90% la scorsa seduta. L’apice era stato toccato il 14 giugno scorso al 3,48%. Da allora, arretra di oltre mezzo punto percentuale. E sembra un fatto inconsueto mentre la Federal Reserve alza i tassi d’interesse, tanto più che il governatore Jerome Powell ha prospettato una stretta vigorosa anche per i prossimi board.
Se il mercato si attende ancora tassi FED al 3,50% a fine anno, le aspettative d’inflazione stanno “raffreddandosi” per il medio-lungo termine. Il “breakeven” a 5 anni tra Treasury con cedola fissa e Treasury indicizzato è sceso dal 3,59% a cui era arrivato a marzo al 2,58% di fine giugno. In altre parole, il rialzo dei tassi ha sgonfiato le aspettative d’inflazione dell’1% all’anno per il prossimo quinquennio.
Treasury tra inflazione e rischio recessione
E il Treasury a 5 anni è sceso anch’esso sotto il 3%, offrendo così un rendimento reale di circa 0,40%. All’apice delle aspettative d’inflazione, il rendimento reale risultava ancora negativo dell’1%. In un certo senso, è come se ai mercati la stretta iniziasse a bastare. Ma dietro al rinvigorimento dei bond USA vi è la crescente preoccupazione per lo stato dell’economia americana. Tra gli investitori cresce la percentuale di chi crede che la recessione arriverà già quest’anno o entro l’anno prossimo. Una sparuta minoranza crede che già l’economia sia in recessione. Tale sentimento riduce la propensione al rischio (vedi borse mondiali) e sostiene l’acquisto dei beni rifugio come i bond USA.
I rendimenti del Treasury decennale segnano un po’ il trend dell’obbligazionario globale, oltre che del dollaro sui mercati forex. Ma per quanto stiano scendendo, restano notevolmente superiori a quelli vigenti nel resto del mondo avanzato. Il Bund a 10 anni offriva venerdì scorso meno dell’1,40%. A inizio anno, lo spread Treasury-Bund sfiorava il 2%, adesso si è ristretto in area 1,60%. I rendimenti tedeschi hanno corso un po’ più degli omologhi americani, ma restano decisamente molto più negativi in termini reali lungo l’intera curva. A meno di sorprese positive sul fronte crescita, il crollo dei titoli americani sembra alle spalle.