Il vero tribunale sul caso Chiara Ferragni sarà il mercato

Il "pandoro-gate" rischia di finire in tribunale, ma il vero giudice per Chiara Ferragni sarà il mercato.
12 mesi fa
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Chiara Ferragni e gli sponsor in fuga
Chiara Ferragni e gli sponsor in fuga © Licenza Creative Commons

Codacons ha presentato una denuncia contro Chiara Ferragni in tutte le 104 procure d’Italia per l’ipotesi di reato di “truffa aggravata”. I tribunali dovranno avviare l’azione penale, obbligatoria per legge, ma le probabilità che sfoci in un processo vero e proprio sarebbero basse. Il fatto che l’Antitrust abbia multato l’influencer e Balocco per “pubblicità ingannevole” non basta ad ipotizzare un simile reato. Ciò premesso, nemmeno le scuse porte in video saranno sufficienti a chiudere il caso dal punto di vista mediatico.

E i riflessi sul business rischiano di essere pesanti.

Danni d’immagine dal pandoro-gate per Ferragni

Martedì, usciva la notizia su un caso simile al pandoro-gate, che due anni fa coinvolse sempre Chiara Ferragni, ma che ebbe ad oggetto le uova di Pasqua di Dolci Preziosi. Lo schema della beneficenza esitò un versamento dell’azienda dolciaria di appena 36.000 euro in due anni, a fronte di ben 700.000 euro pagati all’imprenditrice digitale per sponsorizzare l’iniziativa. Tuttavia, le società di quest’ultima non avrebbero avuto per contratto alcun onere relativo alle donazioni.

Il numero dei follower del profilo Instagram di Chiara Ferragni risulta leggermente diminuito in questi giorni, passando da 29,7 a 29,6 milioni. Per l’esattezza, il calo ha superato le 75 mila unità in sei giorni, qualcosa come appena un quarto di punto percentuale. Una cosa è certa: il danno d’immagine esiste ed è grave. Per quanto i “fedelissimi” dell’influencer la difendano a spada tratta sui social, altri casi simili suggeriscono cautela.

I precedenti negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, da mesi ci sono società nel mirino di una fetta dell’opinione pubblica prima largamente ignorata dal mondo corporate. Le vendite di birra di Budweiser sono precipitate dopo che la proprietà Anheuser-Busch aveva deciso in primavera di legarne l’immagine a un famoso rappresentante della comunità transgender.

E i supermercati Target sono nella bufera dopo che avevano aperto alle vendite di capi di abbigliamento Lgbt per bambini, subendo il boicottaggio dei contrari all’iniziativa.

Per non parlare di Disney, in rotta di collisione con il governatore della Florida, Ron DeSantis, per il suo appoggio alle battaglie Lgbt e con incassi largamente superati dai costi per le nuove pellicole politically correct. Cosa c’entra tutto questo con il caso Ferragni? Il mercato è sempre giudice. Per mercato intendiamo milioni di consumatori, che vanno presi in considerazione non soltanto nell’atto finale nell’acquisto, bensì nella loro interezza di componenti di una famiglia, di cittadini-elettori, insomma di menti pensanti inseriti in un contesto socio-economico e culturale.

Gli affari di Chiara Ferragni rischiano nel breve

Le lacrime di Ferragni non hanno convinto tutti. Anzi, sono state percepite come un atto di ipocrisia. E questo può impattare negativamente non solo sul seguito che l’influencer più famosa d’Italia ha sui social, bensì anche nei suoi affari. Mettetevi nei panni di un’azienda che sta facendosi sponsorizzare un prodotto proprio da Chiara Ferragni in queste settimane. Avrà imbarazzo e paura che la vicenda mediatica rischi di travolgere il proprio business, pur senza colpe. E pensate ad un’azienda che sia alla ricerca di un volto noto da utilizzare come immagine per una sua campagna pubblicitaria imminente? Contatterà un’influencer screditata o opterà per un volto meno controverso?

Almeno per questa fase, gli affari dei Ferragnez rischiano. E il purgatorio per la coppia durerà tanto più a lungo, quanto minore sarà la presa d’atto dei due che bisogna riverniciare la propria immagine. Non è stato il primo inciampo sul tema della beneficenza. Oramai, gran parte dell’opinione pubblica crede che Ferragni e il marito Fedez ci marcino per fare soldi e per farsi belli agli occhi degli utenti.

Che fondamentalmente sia vero per chiunque in questo mondo, non importa più di tanto. E’ stata Ferragni e non altri ad essere stata colta con le mani nella marmellata.

Indignazione trasversale contro i Ferragnez

Stupisce semmai lo stupore di molti italiani che credevano fino all’altro ieri che la beneficenza fosse sempre e solo mossa da bontà d’animo e non da ritorni d’immagine e accordi milionari. C’è una fetta di mercato sulla quale i Ferragnez e più in generale lo star system può fare leva su questi aspetti: è quella meno istruita, meno pretenziosa, più sempliciotta. Un’Italia disprezzata a parole da chi pretenderebbe di plasmare l’opinione pubblica in base ai propri desiderata e a cui inevitabilmente tutti si rivolgono per vendere prodotti, servizi e programmi elettorali.

I Ferragnez dovranno cercare di recuperare proprio questa Italia, mentre continueranno a imbonire l’altra Italia a colpi di battaglie sui diritti sociali e di proclami pseudo-progressisti. Ma la sensazione è che con il “pandoro-gate” qualcosa si sia rotto nel mondo apparentemente perfetto della coppia. Se prima l’indignazione riguardava una parte dell’opinione pubblica dai connotati culturali ben precisi, adesso è trasversale e tocca direttamente le tasche ai due influencer. Chissà che i due milioni di euro sborsati tra multa e donazione riparativa non siano i primi di una lunga serie di costi da sostenere per il madornale “errore comunicativo”.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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