L’Italia non fa più figli e per tenere in piedi le pensioni servono gli immigrati. Tanti o pochi che siano, sono loro che stanno salvando i conti dell’Inps visto che le famiglie italiane procreano sempre meno. Se non fosse per il contributo degli extracomunitari, il sistema pensionistico italiano, distorto così com’è dal secolo scorso, sarebbe già in default.
Il sistema pensionistico a ripartizione italiano si regge sui contributi incassati. Se questi diminuiscono o non sono sufficienti a garantire le prestazioni in continuo aumento, è evidente che c’è un problema di sostenibilità finanziaria.
Gli immigrati salvano le pensioni degli italiani
Insomma il problema principale è che non si fanno più figli. Così gli immigrati sono sempre più indispensabili, non solo per la previdenza. Almeno fino a quando non sarà raggiunto un nuovo equilibrio finanziario. Ma ci vorranno anni e decenni, perché il problema della denatalità ha radici lontane. Il calo demografico è iniziato circa 20 anni fa, senza troppe preoccupazioni.
Il boom demografico degli anni 60 è ormai un tenue ricordo e il ritorno a quei tempi è inimmaginabile oggi. Così la carenza di manodopera impone al sistema Italia di importare stranieri. Non quelli che sbarcano con i gommoni, ben inteso, ma tutti quelli che regolarmente ogni giorno entrano nel nostro Paese per lavorare. Si pensi solo ai cinesi che sono ormai tantissimi in tutte le città italiane.
Pensioni senza figli, come fare?
Di fatto, senza un aumento degli immigrati, contenere gli effetti del declino demografico sul rapporto tra spesa pensionistica e Pil richiederebbe un incremento del tasso di fecondità dall’attuale 1,24 a 2,1 figli per donna. Un aumento che appare improbabile anche con politiche molto intense a favore della natalità.
Insomma, oggi è tardi per correre ai ripari e la soluzione per salvare capra e cavoli è una sola: aumentare i flussi migratori. Con anche effetti indesiderati a livello sociale che ciò comporta. Soprattutto per chi ha vissuto gli anni d’oro del boom economico quando il fenomeno dell’immigrazione non esisteva.
Come ha detto tempo fa Pasquale Tridico, presidente dell’Inps:
“gli extracomunitari contribuiscono per 10,8 miliardi di contributi su un monte complessivo di 160 miliardi. A fronte di ciò, gli extracomunitari fruiscono di prestazioni pensionistiche per appena 1,2 miliardi su circa 100 miliardi erogati dall’Istituto”.
In pratica gli stranieri contribuiscono di più al mercato del lavoro di quanto ricevano in termini di prestazioni previdenziali. E questo crea per loro una situazione di deficit, mentre per gli italiani si tratta di un guadagno. Bello e buono. Possiamo anche chiamarlo sfruttamento, anche se il termine appare improprio.
Immigrati e riforme
In ogni caso – come osservano dal Centro Studi di Itinerari Previdenziali – in futuro l’apporto dei flussi migratori non sarà sufficiente a contenere la spesa per le pensioni. Il calo demografico è troppo marcato e rischia di mandare in rovina gli equilibri di bilancio dell’Inps.
In Italia c’è una nascita ogni due decessi. Di questo passo a fine secolo la popolazione italiana sarà più che dimezzata. Il quadro che emerge dall’ultimo censimento dell’Istat è drammatico. Circa 390 mila nascite nel 2021.
In questo contesto negativo che dura ormai da anni, inutile farsi illusioni: la spesa per le pensioni non può reggere. Soprattutto in un Paese che spende il 16% del Pil per la previdenza e che manda di fatto i lavoratori in pensione prima rispetto al resto d’Europa.
Il problema è che oggi si spende ancora troppo e si incassa poco perché ci sono pochi lavoratori. Come osserva ancora il presidente dell’Inps Tridico: “impossibile mantenere gli attuali livelli di spesa con 23 milioni di lavoratori”.
Riassumendo…
- Gli immigrati stanno salvando le pensioni degli italiani.
- Maggiore è la denatalità in Italia, più alto è l’apporto degli extracomunitari al sistema lavoro.
- I contributi della manodopera straniera sono maggiori dei benefici riscossi.
- Impossibile mantenere le attuali pensioni con soli 23 milioni di lavoratori.