Ci sono i motivi umanitari (perché è ovvio che l’immigrato sia una persona) e poi ci sono le proiezioni su quello che potrebbe avvenire in futuro a questo ritmo (perché è ovvio che il fenomeno migratorio vada in qualche modo regolato). Una sintesi tra i due ambiti è possibile? (Vi dico già che risposte come Aiutiamoli a casa loro tipiche della permanente compagna elettorale italiana, mi porterebbero subito a chiedervi che significa Aiutiamoli a casa loro.
– G.T.: Chi gode dello status di profugo deve essere accolto e aiutato.
Come sarebbe possibile uscire da questo stato di cose? Occupandoci seriamente dell’Africa. Vi do solo un dato. Se le economie avanzate del pianeta stanziassero ogni anno lo 0,25% del loro pil per assistere le economie africane, in una decina di anni arriverebbero a destinazione qualcosa come oltre 1.000 miliardi di dollari. Con questo denaro, saremmo in grado di costruire loro infrastrutture, servizi pubblici, di garantire accesso a sanità e istruzione alle fasce più povere della popolazione. E non si tratterebbe di semplice buon cuore, perché un’Africa con strade, porti, aeroporti, ferrovie funzionanti e redditi più alti sarebbe un immenso nuovo mercato di sbocco per le nostre merci, una Cina moltiplicata per 3-4 e a quattro passi da noi con cui potere intensificare gli scambi in maniera reciprocamente conveniente.
– C.P.: Come dicevano gli antichi, il futuro è sulle ginocchia degli dei. Difficile immaginare gli sviluppi: la mia idea è che la fame può più di tutto. Considero orribile l’idea di una distinzione tra un richiedente asilo e un ‘migrante economico’ (quest’ultimo da rispedire a casa): una povertà, consolidata da generazioni, è spesso peggio di una guerra. Il fenomeno migratorio lo si può regolare soltanto ‘ammazzando’ in maniera trasversale i migranti (cioè, ricordiamo: uomini, donne e bambini, come noi, nostra moglie o nostro marito, e i nostri figli): cioè, non soccorrendoli; cioè, chiudendo il Mediterraneo; cioè, lasciandoli in Libia. Ma quanti ne possiamo ‘ammazzare’, noi, Minniti&Co.? Una sintesi è difficile, è vero: ma la storia ci insegna che l’evoluzione dell’umanità è passata sempre attraverso grandi migrazioni; dagli Indoeuropei, fino alle famose invasioni barbariche (che erano spostamenti di popolazione), passando per gli arabi e arrivando fino ai Mongoli di Temuchin e Tamerlano o i turchi selgiuchidi e ottomani. Insomma, i muri che stiamo erigendo salteranno: sono muri e fili spinati e orrori che non fermeranno il fiume della Storia. Il che ovviamente porterà grandi crisi economiche e identitarie. Meglio prepararsi. Lancio una provocazione: visto che l’Occidente porta sempre la bandiera dei diritti umani (‘umani’ significa di tutti, al di là di etnia, religione, e così via), perché non immaginare un diritto umano alla ‘migrazione’, cioè alla scelta del posto migliore in cui voler vivere? È una provocazione soprattutto perché i diritti umani sono una farsa: sono i diritti di una porzione di umanità, quella occidentale, alla quale un neGro non può mai accedere del tutto.
Nelle prossime pagine le altre domande e risposte dell’Intervista doppia di IO