Immigrazione utile all’economia italiana? Come affrontare gli sbarchi e analisi di un fenomeno epocale

Ci sono i motivi umanitari (perché è ovvio che l’immigrato sia una persona) e poi ci sono le proiezioni su quello che potrebbe avvenire in futuro a questo ritmo (perché è ovvio che il fenomeno migratorio vada in qualche modo regolato). Una sintesi tra i due ambiti è possibile? (Vi dico già che risposte come Aiutiamoli a casa loro tipiche della permanente compagna elettorale italiana, mi porterebbero subito a chiedervi che significa Aiutiamoli a casa loro. – G.T.: Chi gode dello status di profugo deve essere accolto e aiutato. Chi scappa da guerre, terrorismo, persecuzioni di ogni tipo avrebbe il
7 anni fa
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Ci sono i motivi umanitari (perché è ovvio che l’immigrato sia una persona) e poi ci sono le proiezioni su quello che potrebbe avvenire in futuro a questo ritmo (perché è ovvio che il fenomeno migratorio vada in qualche modo regolato). Una sintesi tra i due ambiti è possibile? (Vi dico già che risposte come Aiutiamoli a casa loro tipiche della permanente compagna elettorale italiana, mi porterebbero subito a chiedervi che significa Aiutiamoli a casa loro.
– G.T.: Chi gode dello status di profugo deve essere accolto e aiutato.

Chi scappa da guerre, terrorismo, persecuzioni di ogni tipo avrebbe il diritto di non essere rispedito a casa propria, dove non vigerebbero le condizioni minime per vivere in dignità e sicurezza. Il problema è che i profughi sarebbero ormai una percentuale prossima allo zero, rispetto al totale dei migranti sbarcati sulle nostre coste. Siamo in presenza di una migrazione di massa, ma i cui numeri potrebbero essere ancora solo un infinitesimo di quelli futuri. L’Africa avrà 4,4 miliardi di abitanti nel 2050, quasi 4 volte quelli attuali, mentre l’Europa rimarrebbe sul mezzo miliardo. Con queste tendenze, avremo vicini sempre più numerosi e, a meno di immaginare un boom economico nel continente nero, non saranno vicini benestanti, ma relativamente molto più poveri di noi.
Come sarebbe possibile uscire da questo stato di cose? Occupandoci seriamente dell’Africa. Vi do solo un dato. Se le economie avanzate del pianeta stanziassero ogni anno lo 0,25% del loro pil per assistere le economie africane, in una decina di anni arriverebbero a destinazione qualcosa come oltre 1.000 miliardi di dollari. Con questo denaro, saremmo in grado di costruire loro infrastrutture, servizi pubblici, di garantire accesso a sanità e istruzione alle fasce più povere della popolazione. E non si tratterebbe di semplice buon cuore, perché un’Africa con strade, porti, aeroporti, ferrovie funzionanti e redditi più alti sarebbe un immenso nuovo mercato di sbocco per le nostre merci, una Cina moltiplicata per 3-4 e a quattro passi da noi con cui potere intensificare gli scambi in maniera reciprocamente conveniente.
Anziché spendere miliardi per cercare di frenare l’emergenza migranti, investiremmo sul nostro stesso futuro. Ma la politica, si sa, raramente è lungimirante e lo slogan “aiutiamoli a casa loro” nasconde quasi sempre la volontà di sbarazzarsi del problema senza volerlo affrontare.

– C.P.: Come dicevano gli antichi, il futuro è sulle ginocchia degli dei. Difficile immaginare gli sviluppi: la mia idea è che la fame può più di tutto. Considero orribile l’idea di una distinzione tra un richiedente asilo e un ‘migrante economico’ (quest’ultimo da rispedire a casa): una povertà, consolidata da generazioni, è spesso peggio di una guerra. Il fenomeno migratorio lo si può regolare soltanto ‘ammazzando’ in maniera trasversale i migranti (cioè, ricordiamo: uomini, donne e bambini, come noi, nostra moglie o nostro marito, e i nostri figli): cioè, non soccorrendoli; cioè, chiudendo il Mediterraneo; cioè, lasciandoli in Libia. Ma quanti ne possiamo ‘ammazzare’, noi, Minniti&Co.? Una sintesi è difficile, è vero: ma la storia ci insegna che l’evoluzione dell’umanità è passata sempre attraverso grandi migrazioni; dagli Indoeuropei, fino alle famose invasioni barbariche (che erano spostamenti di popolazione), passando per gli arabi e arrivando fino ai Mongoli di Temuchin e Tamerlano o i turchi selgiuchidi e ottomani. Insomma, i muri che stiamo erigendo salteranno: sono muri e fili spinati e orrori che non fermeranno il fiume della Storia. Il che ovviamente porterà grandi crisi economiche e identitarie. Meglio prepararsi. Lancio una provocazione: visto che l’Occidente porta sempre la bandiera dei diritti umani (‘umani’ significa di tutti, al di là di etnia, religione, e così via), perché non immaginare un diritto umano alla ‘migrazione’, cioè alla scelta del posto migliore in cui voler vivere? È una provocazione soprattutto perché i diritti umani sono una farsa: sono i diritti di una porzione di umanità, quella occidentale, alla quale un neGro non può mai accedere del tutto.

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