Ieri, la Federal Reserve ha avviato la svolta monetaria tanto attesa. E contrariamente alle aspettative, la sorpresa c’è stata. Il governatore Jerome Powell ha annunciato un maxi-taglio dei tassi di interesse dello 0,50% al nuovo range del 4,75-5%. Il mercato obbligazionario scontava una riduzione dello 0,25%. L’istituto ha segnalato di non avere fretta nel ridurre il costo del denaro e allo stesso tempo ha avvertito che non può dichiarare ancora la vittoria sull’inflazione. Allo stesso tempo, i “dot-plots”, cioè le previsioni dei suoi funzionari sull’andamento futuro dei tassi, vedono il livello di questi ultimi dello 0,50% più basso entro fine anno.
Reazione fredda tra investitori
Malgrado la sorpresa, il mercato obbligazionario in queste ore non sta reagendo in maniera marcata e in alcuna direzione. Il Treasury a 10 anni offre il 3,70%, poco più di quanto rendesse poco prima dell’annuncio. Nell’aprile scorso, era arrivato ad offrire il 3,70%. Cosa cambia dopo il maxi-taglio? Le aspettative degli investitori stanno diventando più “dovish”. Essi scontano un costo del denaro negli Stati Uniti dello 0,75% più basso entro dicembre, al 4-4,25%. Immaginano che ci sarà un altro maxi-taglio dello 0,50% a dicembre, vale a dire successivamente alle elezioni presidenziali del 5 novembre. In realtà, la Fed sarà chiamata ad esprimersi già il 7 novembre, ma evidentemente per gli investitori sarà ancora presto per valutare l’esito del voto.
E in Europa? Nessun apparente scossone neppure al di qua dell’Atlantico. Spread tra BTp e Bund tra 135 e 140 punti base e decennale italiano al 3,55%. Il rendimento era arrivato a scendere sotto il 3,50%, ai minimi da oltre due anni. Anche da noi, tuttavia, qualcosa si muove sul mercato obbligazionario sul fronte delle aspettative. L’Euribor a 3 mesi, che segue l’andamento del tasso sui depositi bancari, è atteso in calo dello 0,50% entro dicembre. Considerate che gli analisti scontino solamente un taglio dei tassi per trimestre da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
Mercato obbligazionario guarda all’euro
A conforto di questa tesi vi è la risalita del cambio euro-dollaro ai massimi da oltre due anni e mezzo, ad un passo da 1,12. Più l’euro si rafforza e minore l’inflazione importata. Se il trend si consoliderà nelle prossime settimane, il mercato obbligazionario reagirà con ulteriori guadagni in termini di prezzi e una discesa dei rendimenti. Sarebbe molto più facile, in effetti, per la BCE accelerare il taglio dei tassi senza temere effetti avversi sul mercato forex. Gli spread stringerebbero in virtù dei minori rischi fiscali percepiti negli stati con elevati livelli di indebitamento pubblico.
bravo giuseppe continua cosi’
quando usi termini specifici metti pero’ una spiegazione tra perentesi per i comuni mortali
es.’dovish”
Dico sempre grazie al Dr. Giuseppe Timpone per i suoi articoli, sempre interessanti, e di facile interpretazione. Grazie