Impatto riforma pensioni 2025: che vuol dire che si torna indietro?

La riforma pensioni 2025 avrà un impatto significativo sul sistema previdenziale oppure sarà come tornare indietro? Ecco cosa aspettarsi.
16 ore fa
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riforma pensioni
Foto © Pixabay

Con la riforma pensioni 2025 si torna indietro? Come canta Tiziano Ferro con il brano Indietro: “Quell’attitudine di chi ricorda tutto, ma se guardo, lo vedo, il mondo va veloce e tu vai indietro. Se cerchi, mi vedi. Il bene più segreto sfugge all’uomo che non guarda avanti, mai”. 

Il passato è per ognuno di noi un importante bagaglio di esperienze e conoscenze. È importante, in effetti, fare tesoro delle varie esperienze, sia belle che brutte, per poter affrontare al meglio il futuro e anche il presente.

Un concetto che ben si adatta al modus operandi del governo che deve tener conto degli eventuali errori del passato e cercare di aggiustare il tiro. Il tutto tenendo il conto delle effettive esigenze dei cittadini e della situazione economica e politica che il Paese si ritrova a vivere in un determinato periodo di tempo.

Proprio in tale ambito si inseriscono le novità inerenti il mondo delle pensioni che debutteranno a partire dal 2025. Misure che, a differenza delle aspettative, non sembrano ancora destinate a rivoluzionare il sistema previdenziale nostrano.

Impatto riforma pensioni 2025: che vuol dire che si torna indietro?

Uno degli obiettivi di fine legislatura del governo guidato da Giorgia Meloni è di allontanare lo spettro della Legge Fornero. Stando a quest’ultima è possibile accedere alla pensione di vecchia a patto di avere almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi. Possono uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, a prescindere dal requisito anagrafico, gli uomini con alle spalle almeno 42 anni e 10 mesi di contributi. Tale soglia per le donne è invece pari a 41 anni e 10 mesi di contributi. Requisiti, quest’ultimi, che saranno validi anche nel corso del 2025.

A differenza delle aspettative, infatti, non sono state introdotte misure tali da poter dire addio alla Legge Fornero. Quest’ultima, infatti, continuerà ad essere il parametro di riferimento per andare in pensione anche il prossimo anno.

Una situazione che genera un po’ di malcontento in tutti quei lavoratori che speravano nella messa in campo della riforma delle pensioni e l’introduzione di nuovi requisiti che possano facilitare l’uscita dal mondo del lavoro. Come spesso accade, però, è più facile a dirsi che a farsi. Attuare una vera e propria riforma, in effetti, non è di certo un gioco da ragazzi. Tanti i fattori da prendere in considerazione, come l’aspettativa di vita e le risorse finanziarie a disposizione dello Stato.

Quest’ultime, purtroppo, risultano essere al momento non sufficienti ad introdurre nuove misure per andare in pensione. Si deve, pertanto, ancora pazientare un po’ e sperare che il prossimo anno sia finalmente quello giusto per vedere il governo formulare una vera e propria riforma delle pensioni.

Quota 103 e Opzione Donna prorogate con la Legge di Bilancio 2025

Proprio come l’anno in corso, anche nel 2025 sarà possibile andare in pensione tenendo conto dei requisiti della Legge Fornero prima citati. Ma non solo, coloro in possesso di determinati requisiti potranno uscire anticipatamente dal lavoro grazie a delle misure ad hoc.

In particolare, tra le misure oggetto di proroga citiamo Opzione Donna e Quota 103. Quest’ultima, ricordiamo, permette di uscire dal lavoro all’età di 62 anni, a patto di aver maturato 41 anni di contributi. Per quanto riguarda Opzione Donna, la Legge di Bilancio 2025 recita quanto segue:

“L’articolo 24, comma 1, lettera a), interviene in materia di regime pensionistico Opzione donna, prevedendo che abbiano diritto ad esso anche le lavoratrici che abbiano maturato entro il 31 dicembre 2024 (in luogo del 31 dicembre 2023) un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 61 anni, ferma restando la ricorrenza degli ulteriori requisiti già previsti dalla normativa in materia. La lettera b) posticipa al 28 febbraio 2025 il termine (attualmente previsto per il 28 febbraio 2024) entro cui il personale a tempo indeterminato del comparto scuola e AFAM può presentare domanda di cessazione dal servizio, con effetti dall’inizio, rispettivamente, dell’anno scolastico o accademico”.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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