E’ un fatto noto che le partite correnti in Germania mostrino un saldo attivo record, atteso per quest’anno all’8,9% del pil. E anche i dati Eurostat, aggiornati al mese di agosto, confermano la preponderanza dell’economia tedesca nell’import-export di beni, servizi e capitali nella UE. Considerando i 28 stati membri attuali (Regno Unito, incluso), allo scorso agosto si è registrato un surplus cumulato nei 12 mesi di 160,5 miliardi nell’intera UE, frutto di un avanzo commerciale di 271 miliardi (di cui 139,3 relativi al commercio di beni e 131,7 ai servizi) e -110,5 miliardi per i flussi di capitali.
In pratica, la UE esporta verso il resto del mondo più di quanto importa, anche se il bilancio è molto positivo per le merci e i servizi, mentre è abbastanza negativo per i capitali. Il quadro, però, viene stravolto, se si esclude la Germania dal calcolo complessivo. Senza l’economia tedesca, la UE avrebbe un surplus commerciale di appena 16,8 miliardi, pari ad appena un decimale del suo pil, mentre segnerebbe un risultato ancora più negativo sul fronte dell’interscambio di capitali, pari a -131,5 miliardi. (Leggi anche: Esportazioni tedesche eccessive? La Germania ha valide ragioni)
I dati tedeschi
Infatti, la Germania ha accumulato dal settembre dello scorso anno all’agosto scorso un avanzo commerciale di 254,2 miliardi e un surplus di capitali per 21 miliardi, esitando un saldo positivo di 275,2 miliardi per le partite correnti, di cui 175,6 miliardi solo nei primi 8 mesi di quest’anno.
I numeri sono positivi, ma per una frazione di quelli tedeschi, anche per l’Italia, che negli ultimi 12 mesi disponibili ha registrato un saldo attivo di 41,5 miliardi per le sue partite correnti, pari al 2,6% del pil, mentre è abbastanza negativo per la Francia, che nel medesimo arco di tempo ha segnato -24,6 miliardi, circa l’1,2% del pil transalpino.